Recensione: The Fallen King

Di Andrea Bacigalupo - 7 Febbraio 2018 - 8:30
The Fallen King
Band: Frozen Crown
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2018
Nazione:
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75

The Fallen King’, disponibile dal 9 febbraio 2018 via Scarlet Records, è l’album d’esordio dei Frozen Crown, Melodic Power Metal Band proveniente da Milano e capitanata da Federico Mondelli, vocalist, tastierista e chitarrista, già nella band di Modern Rock Be The Wolf. Completano il combo la cantante Giada Etro, appartenente anche agli oscuri Ashes You Leave e Tystnaden, la talentuosa chitarrista Talia Bellazecca, di soli diciassette anni, il bassista Filippo Zavattari ed il Batterista Alberto Mezzanotte.

Il loro sound è ispirato ai lavori dei primi Sonata Artica e dei Nightwish o di band nate successivamente, come i tedeschi Orden Ogan, con esplorazioni nel mondo del Melodic Death e richiami all’Heavy Metal più classico, utilizzando il suono delle chitarre elettriche come protagonista, ben coadiuvato da un costante ed equilibrato tappeto ritmico, che emerge nei momenti giusti, ed avvolto da orchestrazioni che, pur non essendo troppo invasive, aumentano l’enfasi dei pezzi.

Froze Crown immagine

I testi, anche se forse è più esatto chiamarli ‘narrazioni’, sono cantati da voci maschili e femminili in clean, sempre attente alle melodia anche nei momenti più potenti, utilizzate sia alternate, sia in sequenza che di supporto una all’altra,  con inserti gutturali non troppo esasperati, ossia una buona via di mezzo tra il growl e lo screaming, che in alcuni casi diventano vere e proprie strofe.

Con un songwriting discretamente vario i Frozen Crown riescono ad infondere vari stati d’animo in chi ascolta: sensazioni di forza, di rabbia, di potenza o di disperazione scuotono l’anima a seconda delle dinamiche dei brani, fino a farla sprofondare nel mondo epico e fantasioso in cui la band si muove.

L’opera parte subito a mille con ‘Fail No More’, pezzo molto veloce dove le doppie voci interagiscono con le orchestrazioni frammentando scintille di colori tra i riff di chitarra.

Segue ‘To infinity’, dove Giada ci fa immerge nella storia che racconta con la sua voce melodiosa che si contrappone alla potenza del sound. Il refrain assume toni trionfali grazie all’ottimo uso delle doppie voci e viene impreziosito dall’assolo. 

Passando per la veloce e dinamica ‘Kings’ si giunge a ‘I Am The Tyrant’, il cui mid tempo, fortemente in chiave Metal e reso epico dalle orchestrazioni, evoca lo stato d’animo di un reggimento di cavalleria che si sta preparando ad affrontare una battaglia (parlando della sensazione di chi scrive, non del contenuto del testo). E’ il primo pezzo in cui si fa uso della voce gutturale in contrapposizione alle linee melodiche ed è quello che da maggiormente l’idea delle potenzialità della band.

Si prosegue con la veloce ed esplosiva ‘The Shieldmaiden’ (per la quale è stato realizzato un lyric video), con una buona sezione fumosa ed in chiave quasi progressive che precede la ripresa finale delle strofe.

Le seconda metà del disco inizia con ‘Chasing Lights’, la cui malinconia e dolcezza sono rese uniche non solo dalla voce femminile ma anche dall’assolo lento di ottima fattura.

La stessa partitura riprende, indurendosi ed accelerando, nella successiva ‘Queen of Blades’, dove gli artisti ‘giocano’ con la versatilità delle loro voci combinando quelle in clean con urla disperate ed interponendo nei toni epici delle linee ai margini del Death Metal. Gran lavoro, davvero.

La seguente ‘Across the Sea‘ tende ad una gelida dolcezza, con le tastiere in maggiore evidenza, a giusto coronamento del valore di Federico.

Everwinter’ è una storia dai toni classici e leggendari, con un assolo da brivido ed una sezione ritmica che stende, il giusto pezzo per ‘traghettare’ l’ascoltatore verso il finale dell’album: la sorprendente ‘Netherstorm‘, che si distacca dal resto del lavoro per la sua incisività e pesantezza e per l’uso preponderante della voce urlata che sovrasta una martellante sezione ritmica. E’ il pezzo dove il metal che scorre nelle vene dei cinque ragazzi scaturisce maggiormente. Da far venir la pelle d’oca anche ad un ‘vecchio’ thrasher come il sottoscritto.

Altro non c’è da dire: lavoro d’esordio sopra le righe ed ottime aspettative per il futuro, tra le quali una maggior presa di personalità direi. Per ora il giudizio è più che positivo. Grandi.

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