Recensione: The Fallen System
La copertina dell’album mostra un demone incazzato (ma quale demone non lo è) sul punto di esplodere, che sbuca dall’inferno in un clima di disordine e distruzione.
La foto promozionale mostra un artista in giacca scura, camicia bianca, capelli corti e ben pettinati che imbraccia una chitarra tipo Telecaster, strumento che difficilmente si associa subito al Metal (anche se utilizzata da calibri tipo Mick Mars, Jim Root e John 5).
Vero che l’abito non fa il monaco e che è da mò che capelli lunghi e maglietta con le maniche tagliate non fanno il metallaro, ma il forte contrasto mi ha incuriosito parecchio.
Lui è Arav Krishnan, giovane musicista di Bangalore (India), in giro dal 2020 e con all’attivo tre EP ed un folto numero di singoli.
Chiuso un contratto con Sliptrick Records dà ora alle stampe il primo Full-Lenght, dal titolo ‘The Fallen System’ e disponibile dal 4 luglio 2023.
Il lavoro è grosso modo un concept che ci proietta in un futuro distopico, dove tutto cade a pezzi a causa del fallimento della società contemporanea, con l’artista che riflette su ciò che l’umanità è diventata ed analizza gli aspetti attuali che la stanno portando alla rovina.
Il genere è un Heavy/Thrash senza infamia e senza lode, essenzialmente tendente alla Old School, non troppo estremo e condito con qualche elemento di completamento più moderno.
La tessitura dei brani non fa gridare “al miracolo!” ma non è neanche male, con un bel susseguirsi di riff e melodie dirette ed accattivanti, anche se si ha la sensazione del ‘già sentito’, begli assoli lineari ed un’atmosfera generalmente cupa e pesante che dà bene l’idea del caos che può produrre una cattiva gestione della società. Indubbiamente il ragazzo sa suonare ed ha anche buone idee per quel che riguarda la scrittura. L’onda delle tracce è però un po’ troppo sinusoidale, con una conseguente perdita di attenzione durante lo scorrere del disco.
Il tutto, poi, viene deprezzato proprio dalla voce di Arav, uno scream poco malvagio ed impersonale che sovrasta negativamente la musica.
L’album è stato inciso con la collaborazione di Narayanan Shrouthy degli Inner Sanctum, al basso, e di Manu Krishnan dei Chaos, alla batteria. Quest’ultimo ha utilizzato un Kit elettronico e dei campionatori per ottenere più precisione. Devo dire che, a mio parere, ci sarebbe stata meglio una batteria magari meno precisa, ma più rocambolesca.
Per cui, concludendo, ‘The Fallen System’ è un lavoro discreto, che mostra un artista capace che sicuramente potrà fare meglio in futuro (se quello che teme lui non succede troppo presto), ma con sbavature un po’ troppo evidenti che lo svalutano.
‘The Fallen System’ è stato prodotto e mixato da Nikhil Wartooth, chitarrista dei Chaos, mentre è stato masterizzato presso gli studi Mindfield da Akhil.