Recensione: The Fear
“The Fear” del 1989 è il primo album degli Acid Reign, gruppo proveniente da Harrogate, città del Nord Yorkshire in Inghilterra. Se il Rock è nato in America a metà degli anni ’50 grazie ad un’idea del cantante Bill Haley che, per far divertire i ragazzi ha reso ballabile il Rhythm and blues (sua è la famosissima “Rock around the clock”), è in Inghilterra che si è maggiormente evoluto, diventando colonna sonora dei movimenti e delle rivoluzioni giovanili.
Nei primi anni ’60 i Beatles ed i Rolling Stones spopolano. Il mondo del Metal ha rivolto loro più di un tributo. Si pensi, ad esempio, ai Mötley Crüe che hanno inciso “Helter Skelter” e gli Anvil che hanno interpretato “Paint in Black”. Negli anni a seguire saranno Who, Pink Floyd, Deep Purple, Led Zeppelin, Black Sabbatth e molti altri a cavalcare le scene, ognuno con il proprio stile e la propria personalità.
Nel 1971 il critico Lester Bangs “spara” sui Blue Öyster Cult, paragonando la loro musica allo “sferragliare del metallo pesante” definendola così “Heavy Metal Music”. Inconsapevolmente stava dando un nome proprio al rock più estremo. Ed è così che, in quegli anni, a fianco del Rock più melodico dei Queen ed al Punk più sfrenato dei Sex Pistols si affianca l’Heavy Metal dei Judas Priest e dei Motörhead, al quale farà seguito, all’inizio degli anni ’80, la NWOBHM …Iron Maiden in testa.
Infine arrivano i Venom con il loro Black Metal, termine utilizzato essenzialmente per i contenuti dei loro testi; nasce cosi il primo sotto-genere che darà seguito ai molti altri che conosciamo, tra i quali il Thrash, che porta all’estremo la velocità e l’impronta tecnica dell’Heavy Metal.
Nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’80, ma si sviluppa bene anche in Germania con il fiorire di gruppi sempre più preparati e dotati di un loro stile che lo porteranno in pochi anni all’apice del successo.
In Inghilterra, invece, solo poche band raggiungono un buon livello; gli Onslaught per esempio sono tra i capostipiti del nascituro Death Metal, ma con buone capacità anche in ambito Techno-Thrash. Citiamo i Sabbat che, scrivendo testi basati sulla mitologia celtica, sono stati precursori di quel genere che sarà chiamato Pagan Metal e che metterà radice soprattutto nella penisola scandinava affiancandosi e fondendosi con il genere Viking. Non ultimi, venendo a noi, gli Acid Reign.
Per avere certezza di quanto poco abbia attecchito il Thrash nel Regno Unito basta pensare che solo dopo anni e anni, nel 2007, un altro gruppo inglese salirà al successo: gli Evile con ”Enter the Grave”, album di chiara influenza Slayer. Ma torniamo al 1989; il pubblico comincia ad aver voglia di assaggiare thrash metal. L’Heavy Metal vero e proprio si fa sentire con King Diamond ed i Metal Church, che pubblicano, rispettivamente, “Conspiracy” e “Blessing in Disguise”. La velocità prende piede.
Da oltreoceano riecheggiano gli Exodus con “Fabulous Disaster”, i Nuclear Assault con “Handle With Care”, gli Annihilator con “Alice in Hell”, i Sepultura con “Beneath the Remains”, i Testament con “Practice What You Preach” e gli Overkill con “The Years of Decay”; dalla Germania i Kreator presentano “Extreme Aggression” ed i Sodom “Agent Orange”.
È il grande momento per lanciarsi sul mercato. Visto l’ottimo livello, il rischio è alto: basta pubblicare un disco leggermente sotto tono perché questi venga lanciato come un frisbee. È questa la situazione che affrontano gli Acid Reign nel 1989, combo che si era già fatto notare un anno prima con l’EP “Moshkinstein” e del quale “The Fear” ne è la naturale prosecuzione.
Composto da nove tracce, della durata complessiva di circa quarantasette minuti, “The Fear” non è un disco privo di imperfezioni: un singer con voce monocorde, salvato solo dalla sua grande capacità interpretativa, alcuni soli fini a se stessi tanto da poter essere inseriti in una qualsiasi delle tracce e cambi di tempo a non finire, in alcuni casi slegati dal contesto.
Ma sono proprio queste sbavature, unite alla preparazione tecnica e musicale dei singoli componenti a rendere il disco vero e godibilissimo.
Il full-length parte con uno “scherzo” di venticinque secondi che fa pensare ad una sala d’incisione fornita di un capiente frigo bar, ma poi diventa serissimo, proponendo ulteriori otto tracce dove prevale l’influenza hardcore, soprattutto nel cantato, elemento distintivo del disco.
Non ci sono momenti di stasi, nulla è scontato o banale; un pezzo può contenere quattro o cinque cambi di tempo. A volte è come sentire una canzone dentro un’altra.
Gli Acid Reign riescono ad affiancare, in un’unica traccia, parti velocissime a trame più cadenzate, per poi cambiare di nuovo scandendo ritmiche tipiche del “mosh”.
Quanto sopra permea tutto l’album. Fortunatamente gli Acid Reign sanno comporre ed arrangiare bene i loro pezzi, non cadendo mai nella trappola di far perdere attenzione all’ascoltatore.
Chi ascolta “The Fear” rimane attento dall’inizio alla fine, come l’alunno che viene coinvolto da un professore che sa spiegare bene e con entusiasmo la propria materia.
L’attaccamento del combo all’Heavy Metal classico è percepibile sia dai riff di chiaro stampo Black Sabbath, resi però più veloci e meno oscuri, sia dall’uso delle Twin Guitar, effettuato dalle due asce Kev e Adam in quasi tutte le tracce, magari anche solo per qualche secondo.
Tutti i brani meritano l’ascolto. In particolar modo: “Reflection of Truths”, caratterizzato dalla velocità, “The Fear”, con un interessante intermezzo strumentale suonato con le tastiere (scelta coraggiosa per l’epoca) ed un arpeggio di chitarra finale che introduce il pezzo successivo “Blind Aggression”.
L’album è stato ristampato nel 2011 con l’aggiunta di cinque bonus tracks, delle quali quattro fanno conoscere le capacità live del combo.
Anche se gli Acid Reign hanno un’identità propria, possono essere paragonati, come genere, ai Nuclear Assault, per i quali hanno aperto il tour inglese nel 1989.
Le ultime parole le spendo per la copertina dell’album, che riprende, in forma stilizzata, un personaggio con capellino, molto simile al “Not Man” degli Anthrax a dimostrazione della volontà degli Acid Reign di volersi staccare dallo stereotipo “chiodo, borchie e catene” che identificava il metallaro dell’epoca, volontà che presto si estenderà a molte altre band estreme.
Esprimendo il mio personale giudizio, dico che “The Fear” è un buon album, sicuramente da ascoltare e da inserire nella propria collezione, senza trasformarlo in un frisbee.
Andrea Bacigalupo