Recensione: The Final Battle

Di Manuel Gregorin - 22 Ottobre 2022 - 0:01
The Finale Battle
Band: Stryper
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2022
Nazione:
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80

L’attacco giallo e nero continua. Ovviamente non ci stiamo riferendo ad invasioni di api e nemmeno dei colori sociali del Borussia Dortmund, ma semplicemente al ritorno degli Stryper. Il pretesto viene dato dall’uscita di “The Final Battle“, il nuovo album in studio della band, già autrice nel lontano 1984, di “The Yellow and Black Attack”.

L’ultimo nato in casa Stryper è stato realizzato in un momento difficile per il combo californiano non solo per le restrizioni causate dalla pandemia di Covid 19. Infatti, gli ultimi periodi sono stati funestati da problemi personali di alcuni membri, come il tumore al cervello di Oz Fox ed il distaccamento della retina di Michael Sweet.
Tutti accadimenti che hanno rallentato ma non fermato l’attività della christian metal band per eccellenza, tornata finalmente sul mercato con questo nuovo lavoro.

The Final Battle” è una prova di determinazione, rafforzata dal fatto che dopo quasi quarant’anni di carriera gli Stryper conservano una formazione per tre quarti immutata rispetto agli esordi. Oltre agli ormai storici Michael Sweet (voce e chitarra) Robert Sweet (batteria) e Oz Fox (chitarra), dal 2017 al basso troviamo Perry Richardson, già distintosi in passato con i Firehouse.
Accasati dal 2013 presso Frontiers Music, con  il nuovo album siglano il dodicesimo (oltre a due ep e due live) capitolo della loro discografia. Una carriera che li ha visti scalare le classifiche toccando dieci milioni di copie vendute in tutto il mondo e dominare su MTV con brani come Calling on You, Honestly e Always There for You.

Introdotto dalla solita bella copertina che quasi strizza l’occhio al filone fantasy, il disco parte in quarta con un urlo di Sweet che annuncia Transgressor: un corposo heavy metal con una sezione ritmica galoppante e riff di chitarra massicci che a momenti sconfinano in territorio power. Un inizio spumeggiante che consente di partire col piede giusto. Un chitarra greve introduce See No Evil, Hear No Evil, un robusto mid tempo dall’andamento epico e glorioso. Rispetto agli esordi degli anni 80 in cui si presentavano con uno stile musicale di stampo americano,  gli Stryper di oggi guardano anche ad un certo metal europeo dalle tinte epiche.  Una scelta stilistica che ben si sposa con le tematiche religiose e spirituali incentrate sull’eterna lotta tra il bene ed il male che da sempre vengono trattate nelle liriche del quartetto di Orange County. Arriva il turno di Same Old Story, pezzo che si apre con un riff  tagliente come un rasoio per poi cambiare le carte in tavola ed assumere una struttura più incentrata sulla melodia. Heart & Soul percorre sentieri più hard rock in cui si gioca ancora la carta melodica.

Near è una classica ballata sulla falsariga di quelle con cui negli eighties gli Stryper raccoglievano non pochi consensi su MTV. Anche se magari non farà loro rivivere i fasti del passato, tutto sommato è un pezzo che si lascia ascoltare volentieri.
Andando avanti con l’ ascolto ci imbattiamo prima nel tempo medio di No Rest For The Wicked, poi in Out, Up & In, un hard rock venato di street dalla struttura semplice ma molto efficace. Rispuntano ancora le tonalità epiche con il mid tempo Till Death Do Us Apart e con Rise The Call, pezzo in cui la band sfoggia ancora una volta una certa vena europea, specie nel bell’assolo di chitarra.

Gli Stryper  sono indubbiamente in uno stato di grazia e si ritrovano a vivere una seconda giovinezza continuando a realizzare prodotti ancora attuali e convincenti.
Degna di attenzione poi The Way, The Truth The Life: un cadenzato hard rock dall’ andatura maestosa che in certi passaggi pare anche evocare dei vaghi richiami ad Heaven And Hell dei Black Sabbath. Brano, quello dei Sabbath, tra l’altro, già coverizzato dagli Stryper stessi sul loro The Covering del 2011.
L’ultima carica di questa battaglia finale coincide con Ashes To Ashes, un heavy metal graffiante con Michael Sweet in gran spolvero che  si cimenta in una prestazione più aggressiva rispetto alla media del disco.

Un altro lavoro riuscito per gli Stryper che sembrano veramente non sbagliare un colpo. Una band in grande forma che dopo la crisi di metà anni novanta ha saputo successivamente ripartire con slancio e determinazione. The Final Battle è un ottimo disco, ed è un ulteriore conferma per gli Stryper che in barba ai trentotto anni di attività sul groppone continuano a darci dentro come dei giovincelli.

http://www.stryper.com
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