Recensione: The Flame Within
Gli olandesi Stream of Passion nascono come side-project di Arjen Lucassen degli Ayreon. Il loro primo disco, del 2005, pur non essendo un capolavoro, sembrava poter far ben sperare per il futuro alla luce di alcune interessanti sperimentazioni e contaminazioni tra gothic e prog.
A distanza di quattro anni, ecco quindi arrivare questo secondo capitolo intitolato “The Flame Within”. Purtroppo, però, fin da subito bisogna rilevare la più illustre delle defezioni: Lucassen, infatti, ha lasciato il gruppo. Abbandono che è stato imitato anche da Millan e Linstruth. Se non fosse rimasta la bravissima Marcela Bovio dietro al microfono staremmo parlando di un’altra band, ma anche così le differenze sono ovvie e sostanziali.
Gli Stream of Passion, infatti, sono ormai diventati una band gothic anonima, banale, uguale a molte altre. Gli intrecci chitarristici e i passaggi prog, che, nel bene e nel male avevano caratterizzato e reso originale l’esordio, stavolta non ci sono più. La Bovio svolge un gran lavoro e si sobbarca sulle spalle tutto l’album, ma, come abbiamo spesso scritto al riguardo di molti altri gruppi, la sola voce non è sufficiente se non è affiancata e supportata anche dagli altri strumenti. Le melodie sono orecchiabili, ma si limitano a creare un sottotesto che non incide mai e che alla lunga tende anche a stufare. Le chitarre sono decisamente anonime e riescono a farsi notare solo in un paio di occasioni. Le tastiere svolgono bene il loro lavoro con accompagnamenti classici e sinfonici, ma nulla che non si sia già sentito in più di un’occasione.
Le sensazione che permea gran parte dell’album è quella di un continuo dejà-vù che rimanda da una canzone all’altra, come se si fosse sentita, quasi per 13 volte di fila, la stessa canzone.
Nulla da eccepire sotto il profilo della produzione, sempre precisa e pulita. Capace, forse solo lei, di dare un po’ di spessore e di presa ai brani seguendo e accentuando i cambi di ritmo e di tono della Bovio.
Per concludere: gli Stream of Passion pagano a caro prezzo la rivoluzione della propria line-up, in particolar modo la defezione di Lucassen. Quello che ne deriva è un disco scolastico, banale, figlio di una certa scuola gothic ormai dedita solo alla clonazione, a tratti noioso e ripetitivo che la sola voce, seppur splendida, di Marcela Bovio, non riesce a portare alla sufficienza.
Tracklist:
01 The Art of Loss
02 In the End
03 Now or Never
04 When You Hurt Me the Most
05 Run Away
06 Games We Play
07 This Endless Night
08 My Leader
09 Burn My Pain
10 Let Me In
11 Street Spirit
12 A Part of You
13 All I Know
Alex “Engash-Krul” Calvi
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