Recensione: The Flame Still Burns
I Tarchon Fist sono delle certezze assolute in ambito heavy metal italiano, ma non solo. Da quando esiste, quindi a partire dal 2005, il gruppo facente capo a Luciano “Lvcio” Tattini (chitarra) e Marco “Wallace” Pazzini (basso) non ha mai sbagliato un colpo: cinque album di puro Acciaio in carniere, un paio di compilation, singoli ed Ep, tutti all’insegna dell’ortodossia siderurgica applicata alla musica.
Nel corso degli anni, all’interno della band, si sono susseguiti vari componenti, ma il risultato non è mai mutato, anche successivamente all’avvicendamento di Luigi “JJ Sange” Sangermano da parte di Mirco “Ramon” Ramondo dietro al microfono: heavy metal, heavy metal e ancora heavy metal.
The Flame Still Burns, oggetto della recensione, è il loro quinto parto discografico e vede la luce per la gloriosa Underground Symphony di Maurizio Chiarello.
Undici cannonate per poco più di tre quarti d’ora di ascolto racchiuse dentro una bella confezione digipak a due ante abbinate a un libretto di sedici pagine con tutti i testi, qualche foto in sottofondo della band e dei singoli componenti e le note tecniche di prammatica sulla penultima.
Ad accompagnare Lvcio, Wallace e Ramon, Sergio “Rix” Rizzo alla seconda chitarra, già membro dei Tarchons dal 2011 e Giacomo “Jack” Lauretani, batterista ufficiale del gruppo successivamente all’uscita di Heavy Metal Black Force del 2013.
A partire dalla Helloweeniana “The Flame Still Burns” (con special guest alle voci uno con due colleoni così come Giacomo Voli dei Rhapsody Of Fire) sino ad arrivare all’ultima, epicheggiante “The Legend Of Rainbow Warriors” è un florilegio di HM nelle sue varie accezioni. “The Man” costituisce la giusta tregua rock’n’roll fra colossi siderurgici della portata di “Soldiers In White”, Saxon che più Saxon non si può ed “Escape”. Interessanti le (uniche) svisate prodotte dai Tarchon Fist: “Wolfpack” e “Ireland’s Rebels”, dall’andamento folk sebbene rimanendo sempre nel solco della tradizione, con la prima impreziosita dal prezioso apporto del soprano Francesca Maria Boscaro. Intrigante pure la suadente “9/11”. Dentro cotanta mescolanza lavica non poteva mancare anche il fillerone, per l’occasione intitolato “So, Thank You All!”. In generale, su tutta la linea, Ramon molto più ficcante quando NON canta in modalità bollocks off.
The Flame Still Burns, Lvcio?
Mai avuto dubbi in proposito.
Proud To Be Dinosaurs
HAIL
Stefano “Steven Rich” Ricetti