Recensione: The Fugitive
I Brian Heart Infusion sono una realtà progressive metal nata nel 2002 per mano di Luca Bonometti (chitarrista), Simone Bigioli (tastierista) e Andrea Dosseni (batterista). Dopo vari cambiamenti la line up il gruppo si stabilizza nel 2006 con l’ingresso in formazione di Marco Vantini. Forte del demo di debutto del 2004 la band articola questo nuovo disco sulla base di esperienze professionali live che li hanno portati ad aprire alcuni concerti per band del calibro di Vision Divine, Joe Bonamassa, Diapason Band e Bandaliga.
Devo ammettere di non aver ascoltato il demo di debutto e quindi parto leggermente frenato dall’intraprendere una strada che parli di innovazione piuttosto che di regressione rispetto il lavoro di apertura della loro carriera musicale. Il gruppo sviluppa un progressive metal dalle trame forzate e per tal motivo non di rado stridenti. Parliamo di progressive metal piuttosto canonico che non disdegna qualche sparimentazione più pacata rispetto agli stilemi dettati da band come Dream Theater o Fates Warning nel corso degli anni.
I brani di tracklist quindi sono facilmente collocabili nel filone più ordinario della scena progressive e non apportano componenti particolarmente originali. Solo con Black Island la band osa adottare schemi compositivi più ricercati, partendo da un’intro introspettiva alla Pain of Salvation e sfumando pian piano verso lidi dreamtheateriani, accostamento che delinea un percorso di sviluppo potenzialmente interessante per il prossimo futuro.
Ammiccamenti alle realtà progressive di punta si colgono dalla sistematica reiterazione degli assoli alle tastiere e da ostentate evoluzioni ritmiche che però non riescono ad eguagliare gli standard che maestri del genere hanno stabilito nel tempo con delle produzioni tecniche di ben altro calibro. Elementi di pregio sono la squisita timbrica del cantante Marco Vantini ed il cristallino apporto tecnico che Luca Bonometti sviluppa alle sei corde con delle trame soliste ed ipnotiche di grande gusto musicale. Piccolo appunto invece alle sezioni ritmiche, spesso fin troppo fini a se stesse, pur rivelando il notevole spessore tecnico dei musicisti. Da rivedere totalmente in particolare il drumming e le sezioni ritmiche al basso che mai nel corso dello svulippo di tracklist riescono ad imprimere a break, cambi di tempo ed a momenti più dilatati quel briciolo di groove o atmosfera che arricchirebbero il sound di potenza e dinamismo.
Certe scelte compositive troppo semplicistiche quindi fanno pensare che forse un piccolo sforzo in più in sede di songwriting avrebbe di certo giovato al risultato compelssivo. Mediocri anche i chorus e certe melodie assai scontate che deveno davvero tanto a Portnoy & Co. L’anello debole che quindi non riesce a tenere in piedi un giudizio complessivamente positivo risiede insomma nei punti succitati oltre che una produzione alquanto approsimativa, poco bilanciata e che amalgama male i suoni soprattutto in merito alle vocals. Un disco privo di mordete, a tratti un pò presuntuoso nel voler ostentare le proprie virtù tecniche ma che poco lascia in ultima istanza a livello emotivo. A mio modo di vedere l’errore della band è l’aver voluto accelerare i tempi perdendo di vista un po’ la cura dei particolari e dei contorni qualitativi del sound e, non ultima, la propria personalità musicale. Altressì ritengo il combo dotato di tutti i mezzi tecnici necessari per creare qualcosa di importante che possa spingere il songwriting del prossimo disco ben più lontano di quanto sia potuto correre questo “The Fugitive”.
Nicola “nik76” Furlan
Tracklist:
01 Starlight
02 Black Island
03 The Fugitive
04 Day By Day
05 Trust In The Morning
06 Hurry Up
07 Icarus Of Time
Line up:
Marco Vantini – Vocals
Luca Bonometti – Guitars
Simone Bigioli – Keyboards
Andrea Dosseni – Drums
Luca Bonetti – Bass