Recensione: The Further Live Adventures Of + My Re-Generation/The Further Adventures Of (reissues)
Come definire diversamente i Down’n’Outz, se non come una lussuosa, strepitosa tribute band?
In effetti, questa band, formata dal Def Leppard Joe Elliott insieme ad una manciata abbondante di componenti dei Quireboys, ha come finalità della propria esistenza proprio quella di dare sfogo alla passione – da sempre confessata e ampliamente manifestata da parte del vocalist britannico -, per i Mott the Hoople (appena il caso di dire che si tratta della leggendaria band di Ian Hunter, in cui hanno militato assi come Mick Ralphs e Mick Ronson)
Il progetto poteva sembrare del tutto estemporaneo quando, nel 2009, i nostri musicisti andarono a realizzare un album dall’indicativo titolo di “My Re-Generation”, dedicato all’opera di Ian Hunter e dintorni (ma non solo), nonché esibirsi dal vivo anche in occasioni quali la reunion degli stessi Mott the Hoople nello stesso anno e l’High Voltage Festival dell’anno successivo.
Non paghi, i Down’n’Outz fecero, invece, pure il bis cinque anni dopo, con un secondo lavoro in studio dal titolo “The Further Adventures Of…”.
Ecco che ora la band si cimenta nell’inevitabile disco (e DVD) dal vivo, dal titolo quasi identico al secondo platter, “The Further Live Adventures Of… “.
Il doppio album si configura, dunque, come una nuova occasione per ascoltare il loro florilegio in omaggio all’arte di Ian Hunter. Un omaggio che però, inopinatamente, parte con Funeral For A Friend Love Lies Bleeding (dal canzoniere di Elton John, uno strumentale solenne che confluisce poi in un rock cantato).
Via via ecco che, nel conso dell’esibizione qui catturata, i Down’n’Outz snocciolano svariati brani dal repertorio non solo dei MTH, ma pure di Mott, British Lions, dell’ Hunter solista.
Possiamo dunque qui riascoltare, in versioni vibranti ed energiche, il glam corale di Crash Street Kidds (Mott the Hoople), di One More Chance To Run (British Lions), di Rock And Roll Queen (Mott the Hoople), scatenata e viziosa.
Altrove, troviamo il segno di un suono più hard come in Shouting And Pointing (Mott), oppure lo srotolarsi di un trascinante e pianistico boogie come in Storm ed England Rocks (Ian Hunter).
Capita anche di incontrare, da queste parti, noti richiami agli Stones (ma in salsa glam) come Drivin’ Sister (Mott the Hoople) e One Of The Boys (Mott the Hoople); ma il repertorio proposto appare ancor più variopinto ed eclettico quando passa dall’insinuante e viziosa Violence (Mott the Hoople), alla catchy e trascinante Overnight Angels (Ian Hunter), fino agli slow come l’intensa Sea Diver (Mott the Hoople, dal celeberrimo “All the Young Dudes”), e una The Journey dalla coda più rock.
Insieme con questo doppio dal vivo, la Frontiers ha inteso cogliere l’occasione per ristampare anche i due platter precedenti, nei quali l’ascoltatore potrà godere di ulteriori versioni di alcune di queste canzoni, e di altri brani di pari squisita fattura
Nel suo complesso, in definitiva, questa iniziativa della Frontiers rappresenta un lungo viaggio alla riscoperta, mediata dai Down’n’Outz, di un artista tra i più grandi della storia del rock, forse non del tutto apprezzato, come invece merita, dalle nostre parti.
Tutto funziona alla grande, in questi quattro dischetti, dal pianoforte sempre presente alle chitarre ora più dure ora in cammino sul sentiero di un british rock anni sessanta/settanta. Il repertorio riproposto appare ben suonato, con grinta e amore. E pazienza se, in fondo, questa tribute band di alta classe può essere percepita come non indispensabile. Si tratta comunque di un progetto altamente utile per la riscoperta di un grandissimo musicista, ed è, peraltro, di gradevolissimo ascolto.
Francesco Maraglino