Recensione: The Future Seed
Che disco!!! Con quest’esordio napoletano ci si può soltanto leccare i baffi e nutrire una sana voglia d’aggressività raffinata. Finalmente per il gruppo, ed a questo punto anche per noi, arriva il momento per gli Endorphine di fare il grande passo e registrare l’apripista per la loro (mi auguro tanto) lunga e prolifica carriera musicale.
Ma che genere propongono? Non facilissimo da catalogare, perché in 49 minuti, nove tracce ed una solida base thrash/death si spazia dalla sapiente melodia di stampo goticheggiante, alle aperture tendenzialmente “rock” per orecchiabilità ed impostazione vocale.
Un bel mix di aggressività sotto controllo e spunti armoniosi dosati con sagacia, a dimostrare senza temere smentita che i cinque hanno intelligenza musicale, metodo e disciplina. Non un punto stonato o fuori equilibrio, prediligendo un assetto stabile e convincente che non compromette e preclude nessuna strada di quelle che l’ispirazione può dettare, favorendo l’espressività di ognuno ed in particolare dell’ottimo singer Luka Zaccariello. Incoraggiante la sua adattabilità sia nel cantato melodico, impreziosito dalla timbrica leggermente rauca e dall’interpretazione sentita, sia negli spazi più estremi; ben alternato il growl, non bassissimo e “di gola”, ma d’efficace accompagnamento alle partiture più cattive e secche come in “Makin’ Me Bad” o negli altri strappi più duri di “A World Outside”, in cui troneggia il duo batteria/basso preciso come un orologio svizzero.
The Future Seed, disco più che maturo e coinvolgente, mi lascia leggermente titubante soltanto sul peso differente che potrebbero suscitare le assonanze che porta in grembo. Da un lato fa godere immensamente sentire le aperture acustiche o decisamente ispirate di “Endorphine” o “My Breath Away”, prese dall’olimpo nel quale bivaccano gli Opeth, oppure alcuni spezzoni ritmatissimi e cadenzati di “Unleashed Godmind” di casa Atrox; altri frangenti cupi ispirati da Novembre o Katatonia (per alcune scelte nell’inflessione vocale). Tanta è la varietà e la completezza dell’offerta espressiva che c’è posto perfino per più d’un sentore di Tool. Purtroppo, di fronte ai fruitori più rigidi, potrebbe dimostrarsi controproducente l’automatico richiamo a cotanti nomi, rischiando l’erronea e superficiale bollatura di imitatori. Personalmente, trovo esaltante che in un solo disco ci sia tanta abbondanza, così bene assortita e per nulla artefatta o rattoppata senza senso critico.
Restano insindacabili le facoltà tecniche difficilmente appuntabili e porto sicuro dal quale salpano i continui cambi di tema e di tempo; l’acume musicale dei membri che gioca a favore dell’equilibrio evitando sbavature o tecnicismi sopra le righe (messi comunque in campo); il gusto innato per la melodia e l’espressività dimostrati in più d’un occasione d’approccio morbido, che donano ampiezza e varietà al campionario espressivo. Se a tutto questo si aggiungono una serie di idee tanto accattivanti quanto orecchiabili e coinvolgenti, si carpisce più d’una sfumatura di pregio in questo lavoro.
In particolare, sono rimasto stupito dalla forza attraente di alcuni ritornelli, talmente immediati da sembrare il prodotto di una band ben più scafata e non solo in ambito strettamente metal. Mini appunto alla produzione, di buon livello per chiarezza ma vuota di bassi, che avrebbero migliorato ulteriormente la resa; lussuosi invece alcuni preziosismi in sede di preparazione dei pezzi: l’inizio “disturbato” della quinta traccia, oppure la ghost track finale in simil low-fi digitalizzato, sintomi chiari della voglia di dimostrare che questo è un disco con delle giuste pretese.
The Future Seed è semplicemente un esordio col botto e solo immaginarli con un pizzico in più di personalità mi permette di fantasticare grandi cose per gli Endorphine.
Tracklist:
01. Self Portrait
02. One Day
03. Endorphine
04. Makin’ Me Bad
05. A World Outside
06. My Breath Away
07. A New Yourself
08. Unleashed Godmind
09. The Future Seed