Recensione: The Gallery
Se l’evoluzione sonora di un gruppo sia un pregio o un difetto è ancora da stabilire. Quello dei Dark Tranquillity è uno dei casi più emblematici: qualcuno ha deciso di ignorare le ultime uscite, c’è poi chi si accontenta di assaggiare un pò di tutto ed infine quelli che erroneamente pensano di essere fan accaniti del gruppo senza aver ascoltato una sola volta il disco del successo definitivo The Gallery. Nonostante tutto, questo album resta fuor di dubbio un classico del true death metal sradicato dalla terra svedese per essere conosciuto in tutto il mondo. Un tunnel oscuro pervaso da una scarica di adrenalina che unisce alla consueta violenza dei Dark Tranquillity, qui satura di una tradizione vissuta profondamente, le nuove originali componenti proprie del gruppo: mi riferisco ovviamente alle caratteristiche che renderanno unico il contenuto di questo disco, a partire dal suono delle chitarre affilate di Sundin fino alla voce del poeta Mickael Stanne, passando spesso e volentieri dalle pelli scatenate di Anders Jivarp. Come saprete il basso è suonato da Martin Henriksson, prossimo chitarrista della band che in questo disco riesca anche a registrare le parti di acoustic and clean guitars di cui a quanto pare sembra essere autore. Produttore dell’album è ovviamente Fredrik Nordstrom. Grazie anche al suo aiuto questo gruppo riesce a farsi avanti con coraggio quando At The Gates, Morbid Angel e Dissection sono sulla bocca di tutti: tale atto di forza va premiato fedelmente perchè l’impatto sonoro e l’audacia dimostrata qui dentro dai Dark Tranquillity non era fra quelli comuni otto anni fa..
Un muro sonoro fronteggia la porta d’ingresso. Punish My Heaven attraversa per primo questa lunga galleria, impeccabile e devastante nella sua esecuzione ai limiti della perfezione, veloce e violenta alterna per qualche secondo centrale il growl al cantato pulito di uno Stanne nella miglior forma fisica mai vista. A concludere questo primo capitolo troviamo il pianoforte suonato dallo stesso Nordstrom. Nonostante l’imbarazzo della scelta non posso che considerare come il mio pezzo preferito, il tragico episodio in terza posizione chiamato Edenspring: impenetrabile nelle sue liriche ma ricca di virtuosismi strumentali, esplicita manifestazione di capacità tecnica e genio artistico, questa traccia cresce spietata da un giro di pochi accordi e muore orgogliosa su se stessa. Con la titletrack The Gallery possiamo fermare momentaneamente questa folle corsa e abbandonarci alla voce di un ospite speciale. Eva-Marie Larsson addolcisce le note centrali del pezzo che offre il nome ad una release indimenticabile; il brano è stato scritto interamente da Henriksson e spezza quasi il proseguire spietato delle tracce precedenti concedendo più spazio alle atmosfere e alla voce femminile, riprendendosi negli ultimi secondi a sottolineare che le energie non sono ancora state esaurite.
Lethe costringe al colpo di grazia. Uno dei brani più famosi dei Dark Tranquillity, protagonista acclamato delle ultime esibizioni live in giro per l’Europa, si distingue nella vasta discografia per la sua intro rabbrividevole e per il suo incalzare drammatico, grazie anche ai tristi stati d’animo che il superbo songwriting riesce ad evocare. Insomma avrete capito che si parla di un disco che non può essere passato in rassegna tanto facilmente, si tratta di 48 minuti di puro death metal suonati da un gruppo ormai entrato a far parte dei rappresentanti del genere insieme ai più grandi esistiti. La giovane band raccoglie i dovuti insegnamenti ed intraprende una strada personale che porterà presto all’arrivo del nuovo bassista Michael Nicklasson e all’aggiunta di Martin Brandstrom alle tastiere per quella che si sarebbe rivelata come la più sostanziosa virata di stile del combo svedese.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
1. Punish My Heaven
2. Silence, And The Firmament Withdrew
3. Edenspring
4. The Dividing Line
5. The Gallery
6. The One Brooding Warning
7. Midway Through Infinity
8. Lethe
9. The Emptiness From Wich I Fed
10. Mine Is The Grandeur
11. …Of Melancholy Burning