Recensione: The Garden of Unearthly Delights

Di Herr Baldrud - 18 Febbraio 2007 - 0:00
The Garden of Unearthly Delights
Band: Cathedral
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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71

E’ proprio quando meno te lo aspetti che arriva una nuova uscita per Lee Dorrian ed i suoi storici Cathedral.
Per il sottoscritto il guppo in questione ha sempre vissuto ai margini del genere doom vuoi anche e soprattutto per la troppa smania di psichedelia anni 70 che Mr.Dorrian sembra avere sempre in mente quando si tratta di comporre musica.
E’ pur vero che i nostri sono gli artefici di quel capolavoro che risponde al nome di Forest of Equilibrium uscito nel lontano 1991, quindi massimo rispetto per loro.
Le successive uscite ci hanno sempre un po’ spiazzato, e oggi siamo qui a parlare di un altro disco leggermente sottotono.
Dopo una breve intro si parte subito con il piede giusto perché Tree of life & death è una song massiccia ,ci sono riffs corposi e il cantato di Dorrian è prepotente e fa il verso a un certo Tom G. Warrior così come tutta la canzone riprende atmosfere molto Celtic Frost-iane.
Si passa cosi a North berwick witch trials. Molto curiosa nell’incedere e giusto tramite che ci porta direttamente al picco più alto dell’intero lavoro: Apon Azrael’s wings riprende appieno il discorso iniziato con la song di apertura tanto che ci chiediamo se questo disco non sia un tributo camuffato ai Celtic Frost! Canzone molto ispirata che aumenta il rammarico per un disco riuscito a meta’.

Corpsecycle abbonda di chitarroni liquidi ed è presto dimenticata, mentre dopo la strumentale Fields of Zagara si torna ad atmosfere morbose e malsane con la epica e incazzata Oro the manslayer. Qui a farla da padrone è ancora una volta un lavoro di riff molto pesanti a opera di Garry Jennings e tempi sostenuti (l’ottimo Brian Dixon). Il tutto viene completato da una bellissima prova vocale di Dorrian.
Celtic Frost e psichedelia si fondono nelle intricate visioni dei nostri, e la prova più lampante + la visionaria Beneath a Funeral sun.

Purtroppo il tutto risulta a volte noioso e arrivare alla fine + un po arduo soprattutto se in chiusura troviamo la lunghissima suite The Garden: 27(!)minuti posti alla fine di un disco così possono rivelarsi un’arma a doppio taglio; un passo molto piu’ lungo della gamba.
Si parte con l’atmosfera giusta, un feedback prolungato e poi una deliziosa voce di donna ci culla sotto un arpeggio medievaleggiante. Poi arrivano le chitarre, la voce roca e il ballo inizia. Gli ottimi spunti vengono però spezzati da fraseggi di cui avremmo fatto volentieri a meno.
Riff pesanti e assoli distorti la fanno da padrone ma il tutto risulta poco omogeneo ed e’ veramente difficile arrivare sino in fondo. Purtroppo L’ambiziosa The Garden si perde troppe volte e quella che sarebbe potuta essere una gemma di infinito valore è destinata solo sd essere una delle canzoni piu’ noiose mai composte dai Cathedral. Ma con loro si sa, e’sempre stato così, alti e bassi per un gruppo che ha scelto di seguire diverse vie nello stesso tempo: chi li adora continuerà comunque a farlo, e stesso discorso per chi non li ha mai digeriti.
Indecisi.

TRACKLIST:

1.Dearth a.d.
2.Tree of life & death
3. North berwick witch trials
4. Apon Azrael’s wings
5. Corpsecycle
6. Fields of Zagara
7. Oro the manslayer
8. Beneath a Funeral sun
9. The garden

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