Recensione: The Glorious Sickness
È passato circa un anno dall’esordio siglato con …And The Rest Is Silence, album che già aveva attirato l’attenzione delle testate nazionali sulla proposta musicale della band di Rimini. Molte cose sono accadute in casa Empyrios durante questi dodici mesi: primo su tutti un vistoso cambio di line up che ha visto l’abbandono del tastierista Emanuele Casali e del drummer Matteo Mastroianni, quest’ultimo sostituito da Dario Ciccioni (Genius, Hartmann, Twinspirits e Khymera), più l’approdo in casa Scarlet Records, per la quale registrano il loro secondo full-length, The Glorious Sickness.
Se con demo e disco d’esordio la band rimaneva fissa su standard nettamente più prog/power, con questa nuova release il sound degli Empyrios si irrobustisce fino al midollo, facendo fuoriuscire il lato più diretto e aggressivo della band. Le basi si fondano principalmente su quelle partiture sincopate tanto care ai Meshuggah, condite dalle escursioni solistiche del sempre ottimo Simone Mularoni, fino a sfociare in refrain altamente melodici che si stampano subito in mente. Non si sente per niente la mancanza delle tastiere Emanuele Casali, le quali non lasciano sicuramente un vuoto incolmabile all’interno delle produzioni del quintetto di Rimini, dando maggiore spazio al suono delle chitarre (sempre in primo piano), con l’aggiunta di inserti di elettronica (curati dallo stesso Mularoni) meno invasivi rispetto al passato e relegati, questa volta, ad un ruolo di semplice riempitivo.
L’apertura è dedicata alla granitica The Eve Arose: pezzo in cui la band comincia a mostrare i muscoli dalla prima all’ultima nota suonata, fra cambi di tempo improvvisi, riff di chitarra violentissimi che creano un muro di suono invalicabile e scorci di melodia presenti sopratutto sui ritornelli. Pressoché nulle le possibilità di riprendersi con l’arrivo delle tracce successive: il gruppo continua a pestare duro, ma lo fa conservando quella classe e quell’eleganza degli esordi, alternando continuamente le parti più aggressive (con tanto di cori in growl) a refrain coinvolgenti e pieni zeppi di melodia. In una tracklist decisamente omogenea e priva di cali qualitativi, spiccano su tutte le splendide melodie della coinvolgente PandǼmonium (highlight assoluto del disco), gli spunti quasi crossover della title-track e le atmosfere più distese della conclusiva A New Dawn: brano che si discosta dalle strutture più elaborate e frenetiche che caratterizzano l’intero disco, per lasciare spazio ad atmosfere più tranquille e riflessive che deviano verso i territori del prog metal più tradizionale. A completare il tutto restano l’ottimo lavoro svolto per una produzione moderna e curata nei minimi dettagli e l’eccellente prestazione esecutiva della band: oltre all’ormai collaudata coppia Mularoni/Mancini, che si conferma essere il vero punto di forza del combo, rimane da segnalare l’ottimo operato del nuovo arrivato Dario Ciccioni dietro le pelli, il quale si mette in bella mostra con un drumming preciso, potente e che non perde mai un colpo.
Insomma, se l’esordio aveva lasciato ben sperare, adesso, con questo nuovo full-length, si hanno sopratutto le effettive conferme di tutto il valore di questa band. Rispetto al passato, gli Empyrios abbandonano bruscamente le diverse influenze dalle quali attingevano per lasciare spazio ad un sound molto più personale, coinvolgente e convincente, grazie sopratutto al continuo alternarsi fra violenza sonora e melodia. Se continueranno così, riusciranno sicuramente a trovare un meritato posto nell’olimpo degli dei del metal nazionale, ma per adesso accontentiamoci di goderci questo piccolo gioiello chiamato The Glorious Sickness.
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 The Eve Arose
02 PSG
03 PandǼmonium
04 Hesitation
05 Entering The Boulevard
06 Decadence Parade
07 Empire
08 The Glorious Sickness
09 The Chaosbreeder
10 Destination: Null
11 Timelapse
12 A New Dawn