Recensione: The Grand Illusion
Gli Styx sono stati insieme ai Kansas i principali esponenti del cosiddetto “Pomp rock”, genere caratterizzato da influenze progressive, da hard rock melodico e da arrangiamenti sontuosi infarciti di tastiere e suoni “synth”. La perizia tecnica e le ottime capacità compositive che hanno accompagnato fin dalla nascita questo valido gruppo americano, sono da attribuirsi in particolare al chitarrista Tommy Shaw ed al tastierista Dennis De Young (veri artefici del successo degli Styx), la line up è completata dal secondo chitarrista James Joung e dai fratelli Panozzo alla sezione ritmica. “The Grand Illusion” oltre ad essere il lavoro più riuscito è anche quello più conosciuto, in quanto raggiunse la posizione numero sei nelle classifiche americane e divenne ben presto disco di platino. La bellissima e cristallina voce di De Young conferisce a tutto il long playing un senso di grandiosità che è forse riscontrabile solo nei più importanti album dei Kansas.
Non poteva esserci inizio migliore con la stessa “The grand illusion” dall’incedere maestoso, in cui dominano le tastiere di De Young, anche se per certi versi ne viene fatto un uso forse troppo massiccio che nonostante la grandiosità del brano alla lunga può stancare. Ma “Fooling yourself” è un vero e proprio gioiello, il prototipo perfetto della “prog pomp” song, magnifico il ritornello ed il solo centrale di tastiera, in questo caso spicca anche l’ottimo affiatamento della sezione ritmica. “Superstars” si rifà in parte ai primi periodi della carriera e cioè ad un sound non ben definito e per questo piuttosto originale, un buon pezzo ma niente più; con “Come sail away” gli Styx raggiungono il loro apice creativo, si può condiderare come il pezzo definitivo che non mancherà mai nelle esibizioni live, trascinante nei cori, superbo negli arrangiamenti tutti gli “ingredienti” che insomma li hanno resi famosi. E’ la voce rude del chitarrista Tommy Shaw invece a caratterizzare “Miss America” un brano di stampo hard rock che sinceramente io non ho mai amato forse per il ritornello non troppo coinvolgente. Si prosegue poi con “Man in wilderness” che riporta subito gli Styx su sonorità più raffinate (bellissimo il testo improntato sulla vita di strada e sulla ricerca dell'”io” interiore). Decisamente su toni più epici e fiabeschi è al contrario “Castle walls” che scopre il lato più fantasioso ed immaginario del gruppo. Chiude il platter “the grand finale” che altro non è che la reprise della traccia d’apertura, anche questa magistralmente orchestrata e maestosa come non mai.
Cosa si può aggiungere se non che “The grand illusion” è l’album che ha lanciato gli Styx tra i grandi nomi del rock e che li ha giustamente consegnati all’attenzione del grande pubblico, vendendo milioni di dischi in tutto il mondo.?! Un album dunque imprescindibile per chi voglia avvicinarsi alla discografia di questi talentuosi musicisti americani, uscito nel periodo di massimo splendore del genere da loro esibito e quindi consigliatissimo a tutti, soprattutto agli amanti della melodia e degli arrangiamenti sopraffini.
Tracklist:
- Grand Illusion
- Fooling Yourself (The Angry Young Man)
- Superstars
- Come Sail Away
- Miss America
- Man in the Wilderness
- Castle Walls
- Grand Finale