Recensione: The Grand Leveller
Dopo l’abbandono di Mark “Barney” Greenway, che passa ai conterranei Napalm Death, i
Benediction partono per un lungo tour con Bolt Thrower e Nocturnus, durante il quale si cementano l’intesa con il nuovo singer Dave Ingram e la fama del gruppo di Birmingham nella scena estrema inglese. Nello stesso anno, il 1991, i quattro danno alle stampe il loro secondo album,
The Grand Leveller, notevole salto di qualità e manifesto programmatico di quello che sarà il sound del gruppo fino ad oggi.
Si tratta di un Death Metal con inserti Doom, la più classica delle alternanze tra parti lente e accelerazioni di stampo floridiano, monolitico e costante senza alcuna concessione al virtuosismo strumentale o alla sperimentazione compositiva.Questo non significa però che manchino quei momenti ispirati che fanno la differenza, e portano l’album a scorrere facilmente dall’ intro di Vision in the Shroud, i rintocchi di una campana nella pioggia in omaggio ai concittadini Black Sabbath, fino all’ultima Return to the Eve, uno degli episodi meglio riusciti.
L’album stesso è costruito come un avvicendamento continuo tra tracce più lente e cadenzate e altre più brevi e veloci. Su tutte spiccano il mid-tempo Jumping at Shadows, il pezzo più lungo e articolato, e il riffing senza tregua, coinvolgente e thrashy di Undirected Aggression. Born in a Fever e Senile Dementia, dove sembra davvero di sentire i Death dei primi due album, e la title track, più lunga e ragionata.
In conclusione, The Grand Leveller non è né particolarmente originale né si si distingue per l’approccio violento e senza compromessi di altri gruppi. Ma i Benediction fanno parte a pieno diritto della storia del genere, e sono tra i maggiori esponenti di quella musica che, parafrasando, offre
“I migliori risultati suonata al massimo volume”!
Tracklist:
1. Vision in the Shroud
2. Graveworm
3. Jumping at Shadows
4. Opulence of the Absolute
5. Child of Sin
6. Undirected Aggression
7. Born in a Fever
8. The Grand Leveller
9. Senile Dementia
10. Return to the Eve