Recensione: The Grave Digger

Di Keledan - 19 Ottobre 2001 - 0:00
The Grave Digger
Band: Grave Digger
Etichetta:
Genere:
Anno: 2001
Nazione:
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75

Sono un grandissimo fan di questa band, e aspettavo con ansia questo cd. Ce
l’ho sottomano ormai da più di 3 settimane, mi sono preso tutto il tempo
per recensirlo con serietà, imparzialità e raziocinio, e mi pare
giusto pubblicare la recensione appena qualche giorno prima del giorno di uscita
ufficiale europeo. Ho letto altrove recensioni entusiastiche, c’è stato
addirittura chi ha etichettato questo nuovo lavoro come il miglior album dei
Digger di sempre. Non ascoltate queste voci insensate, c’è chi
per attirare i lettori deve per forza fare sensazione. Tra l’altro mi sembra
anche un insulto nei confronti dei lettori recensire un album del genere in
2 o 3 giorni
, giusto per arrivare prima delle altre riviste online, come
pure ritengo ridicolo pubblicare una recensione un mese prima dell’uscita ufficiale
dell’album.

Da poco abbiamo pubblicato una breve biografia dei GD, se non l’avete letta,
approfittatene ora. Ciò che dovreste sapere è che la band ha pubblicato,
prima di questo disco, una trilogia epica, composta da 3 concept album, dedicati
rispettivamente alla Scozia di Braveheart, ai Cavalieri del Tempio e al mito
di Re Artù. Dopo “Excalibur”, tutti noi appassionati dei
Digger sapevamo che ci sarebbe stato un ulteriore cambiamento nello stile della
band
, che nel frattempo è maturata enormemente, fino a diventare
una tra le più importanti realtà metal europee. Insomma, sapevamo
che i Digger non sarebbero potuti tornare allo speed(thrash?) delle origini,
come pure sapevamo che avrebbero abbandonato la decisa vena epica degli ultimi
3 capolavori.

Ora che l’attesa è finita, mi permetto di darvi una risposta tra queste
righe.

Il nuovo sound dei nuovi Grave Digger eredita parte della potenza e dell’atmosfera
degli ultimi 3 lavori
, i cori abbondano, i riff ora sono più cupi,
gli assoli sono forse i migliori di sempre. C’è qualcosa che fin da subito
stona, la batteria non è mai protagonista, mai sopra le righe
e anche registrata a un volume troppo basso.

Purtroppo anche la voce, da sempre la caratteristica più unica dei Digger,
pare perdere qualcosa. Scordatevi le urla continue dei primi dischi, scordatevi
di le interpretazioni al limite del collasso delle corde vocali alla “Braveheart”,
i crescendo impetuosi alla “The Curse of Jacques”, la passione bruciante
di “The Ballad of Mary” e “Emerald Eyes”. Chris mantiene
un tono basso e controllato in tutte le song
, il che, unito ai ritmi leggermente
meno incalzanti che nelle produzioni precedenti e al sound cupo dei riff, crea
un’atmosfera oscura, grave, tetra.

Probabilmente la scelta è adatta al tenore dei testi delle song e perfetta
per un album che si chiama “The Grave Digger”, ossia lo scavatore
di fosse. Le canzoni sono gotiche, con qualche venatura di doom, dimentichiamoci
dell’irriverenza, della leggerezza e dell’ironia dei lavori antecedenti a “Tunes
of War”. Siamo di nuovo di fronte ad un album a tema, col quale stavolta
i Digger celebrano i grandi maestri dell’orrore, primi tra tutti Edgar
Allan Poe e il suo ‘allievo naturale’ H.P. Lovecraft. Insomma, se vi aspettavate
l’esaltazione del mito Grave Digger, lasciate ogni speranza e preparatevi per
un macabro viaggio nell’incubo.

Sulle singole song: finora la mia preferita è la song di chiusura “Silence”
(escludendo la bonus track), un’ottima ballata crepuscolare, nella quale Chris
ci ripropone il classico crescendo che abbiamo già ascoltato nei dischi
precedenti, partendo da una voce pulita per arrivare al suo solito tono roco
ed inconfondibile. Notevole anche la più classica “Son of Evil”,
peccato per “The Grave Digger”, che è bella, veloce, coinvolgente,
ha un bridge eccezionale ma un ritornello veramente indegno, che pare preso
dalla sigla dei cartoni animato di robot giapponesi. “Raven” è
fin dal titolo un’ennesima citazione all’immortale maestro Poe, ed è
veramente un pezzo grintoso e azzeccato. Anche in “The House”, che
mi ha commosso perchè si sente finalmente un gridolino di Chris, abbiamo
il riferimento a racconti come “La rovina della casa degli Usher”,
sempre di Poe, e “La casa evitata” di Lovecraft.. “King Pest”
è da segnalare, non solo perchè parte con il mitico urlo “allright”
di Chris, ma perchè è la canzone più vecchio stile dell’album,
una nostalgica fusione tra le sonorità attuali e lo stile del periodo
pre “Tunes of War”. In “Haunted Palace” da sentire il grande
finale con la chitarra protagonista assoluta. E se ancora aveste dei dubbi sulla
fonte d’ispirazione di questo album, sappiate solo che il titolo della bonus
track è “Black cat”; ‘Il gatto nero’ è ancora una volta
il titolo di un racconto di Poe.

In questo album le parti di chitarra sono tecnicamente eccelse, ottimi i riff
e gli assoli, registrati a un volume abbastanza alto da ‘occultare’ gli altri
strumenti. La scelta, senza precedenti, di tenere il tono della voce sempre
basso e controllato sarà criticata da ogni vecchio fan dei Digger
,
nonostante sia necessaria per contribuire all’atmosfera tetra di tutto l’album.
Incomprensibile la mancanza di incisività della batteria in molti pezzi.
L’album è un continuo ispirarsi alle più famose opere della letteratura
horror, la funebre cadenza di ogni canzone lo rende la colonna sonora ideale
dei racconti dei maestri dell’orrore.
Il nome “The Grave Digger” dato all’album si riferisce quindi più
allo stato d’animo macabro a cui ha mirato il songwriting che ad un auto tributo
alla band
da parte di Boltendahl e compagni.

“The Grave Digger” è un gran bell’album, discutibile e criticabile,
ma comunque valido.
Se siete già fan dei Grave Digger, allora sapete che gli album dei
Digger si comprano
senza esitazioni. Se invece non avete ascoltato
nulla di questa band fenomenale, procuratevi assolutamente “Tunes of War”,
“Knights of the Cross” ed “Excalibur” in quest’ordine, e
solo dopo averli consumati potrete passare a questa nuova uscita. Stessa cosa
consiglio a chi ha già ascoltato i Digger ma non ha tutti e 3 questi
album capolavoro.

Tracklist:

01. Son of Evil
02. The Grave Digger
03. Raven
04. Scythe of Time
05. Spirits of the Dead
06. The House
07. King Pest
08. Sacred Fire
09. Funeral Procession
10. Haunted Palace
11. Silence
12. Black Cat (bonus)

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