Recensione: The Great World of Satan
Altro colpo in canna per la panteutonica Christhunt, sempre più in vena di raccogliere tutte le prodezze black che ha da offrire la Germania. In particolare questi Legion of Sadism sono una delle leve storiche del black made in Germany, attivi fin dal 1992 e autori di 3 demo molto distanziati tra loro e 4 full-length successivi, sparati al ritmo di uno all’anno.
A discapito della produzione particolarmente serrata e del genere suonato non troppo di nicchia, i Legion of Sadism sono rimasti quasi del tutto sconosciuti al di fuori della Germania. Il fatto è sicuramente da imputare alla scarsa promozione estera di Christhunt, e al fatto che ultimamente la Germania produce una gran quantità di black che spesso non ha tutte le carte in regola per sfondare come si deve.
Ciò nonostante, questo “The Great World of Satan” potrà anche vantare un titolo titolo un po’ imbarazzante, ma in realtà presenta numerosi pregi che lo elevano al di sopra del mare di suicidal/depressive black al quale i tedeschi sembrano particolarmente affezionati.
La corrente a cui appartiene quest’album è chiaramente il black di stampo nordico, schiarito però da tinte più moderne come per esempio le tastiere atmosferiche e d’accompagnamento, e un cantato più “hardcore” che dichiaratamente black. Niente scream, niente growl, ma una via di mezzo che ben si affianca alle atmosfere spesso tragiche, apocalittiche, quasi post-nucleari di brani come “Wir warten nur bis die Gewalt losbricht“, in cui si respirano atmosfere Bodomiane condite da riff a metà tra il thrash (componente abbastanza notevole dell’album) e l’heavy – il tutto coordinato da percussioni regolari e insistenti. Probabilmente è la tastiera l’elemento che più vivacizza l’album, creando a volte scenari sintetici post-moderni come nel caso di “Total H8“, o creando a volte atmosfere eteree che non faticherei a definire quasi “epiche” come nel caso della lunga outro, “Der Schwarze Tod (Hermann von Lingg)“, di una malinconia quasi fuori posto per un album simile. E dire che il concept visuale e lirico riporta la mente “tank metal” di stile Feldgrau, grezzo quanto si vuole ma decisamente povero di contenuti; invece questi ragazzi ci sanno proprio fare, e ogni traccia si differenzia dalla precedente per particolari giochi melodici o atmosferici.
“The Great World of Satan” è tutto fuorché un disco noioso. Tuttavia manca di quelle idee vincenti che lo possano portare oltre quella barriera autoimposta dal genere. Si lascia ascoltare bene, forse con una forma mentis troppo distante da quella del black e più vicina a quella caciarona del thrash, ma complice anche un digipak incomprensibile e l’assenza di un libretto, si percepisce la difficoltà ad attaccarsi emotivamente al genere proposto. Un buon lavoro artigianale, insomma, penalizzato forse da una produzione non esattamente cristallina e da qualche lieve problema di missaggio, che darà il meglio di sé proprio agli ascoltatori più smaliziati che ben conoscono il sound tedesco e vogliono provare il brivido di headbangare – invece che di deprimersi – con il black metal.
TRACKLIST:
1. Intro
2. The great world of Satan
3. Schaurige G´ stalt
4. Wir warten nur bis die Gewalt losbricht
5. Black Metal Sturmangriff
6. Total H8
7. Kraft durch Kraft
8. Prelude
9. H-Caput Aduluscentulus
10. Der Schwarze Tod (Hermann von Lingg)