Recensione: The Gun, The Love & The Cross
“Guitar Driven Hard Rock” sono soliti chiamarlo in terre anglofone.
Una definizione alquanto ficcante e ben ponderata per descrivere in un sol botto le caratteristiche peculiari di un tipo di suono saldamente ancorato ai principi del rock duro, dalla natura arcigna e risoluta e dominato, come da copione, dal suono tonante delle chitarre elettriche, vera anima pulsante ed elemento principale dell’intero complesso compositivo
Uno stile che, inutile dirlo, risponde alla perfezione a quelli che sono i tratti distintivi della proposta dei britannici Angel House, combo originario della sulfurea città di Birmingham (Black Sabbath?) che mostra inciso nel proprio genoma i tipici contrassegni dell’hard diretto, virile e poco propenso alle concessioni melodiche.
Già conosciuti in occasione del debut album “World On Fire” targato 2007, il gruppo dei fratelli Easthope mostra notevoli e ben evidenti migliorie sotto parecchi punti di vista, ponendo l’accento su di una personalità che, seppur non accesissima, riesce a fornire maggior colore alla proposta, consentendole d’acquisire migliore efficacia rispetto all’innocuo e trascurabile disco d’esordio.
Ben lungi anche questa volta, dal poter ambire a ruolo di prim’attori, gli Angel House mettono ad ogni modo sul piatto grinta vendere e notevole compattezza, doti ideali per dar vita ad un sound spesso monolitico e rigorosamente hard rock, in cui ogni tipo di orpello superfluo o non strettamente necessario, viene lasciato da parte per dare spazio all’impatto ed alle immancabili svisate chitarristiche.
Il rischio, come facile da intuire, è tuttavia quello di annoiarsi un po’, arrivando – di quando in quando – all’inevitabile conclusione che, pur se annaffiata da copiose cascate d’energia, la miscela della band inglese si presenta come ancora poco varia, forse talora troppo fossilizzata su di una rielaborazione semplice ed elementare di stilemi consolidati. Sicuri per ottenere responsi favorevoli, non sufficienti per spiccare il volo verso lidi di profilo più elevato.
Thin Lizzy e Diamond Head tra le muse ispiratrici, atmosfere vagamente retrò, buona produzione, chitarre in primo piano, voce poco raffinata ma piuttosto espressiva (quella del singer e leader Pete Easthope) e poco altro, sono in buona sostanza, le armi utilizzate degli Angel House nell’imbastire questo secondo capitolo discografico, speculare al primo nella struttura, ma molto più performante e persuasivo nei fatti.
I risultati che inducono a valutazioni incoraggianti, sono visibili e si identificano in un pugno di tracce dall’eloquente piglio ruvido ed aggressivo: “Iron Rails”, “House Of Law”, “Heaven Tonight” e “Breakout” simboleggiano il fuoco passionale del gruppo di Birmingham, proiettato su coordinate musicali che puzzano d’asfalto e gomma bruciata e non cedono millimetri ad ammiccamenti e piacionerie, facendosi beffe di qualsivoglia ricerca d’originalità o componente elitaria.
Un disco “The Gun, The Love & The Cross”, concreto e diretto, che non indugia in raffinatezze, ma spiattella senza ritegno la propria esuberanza a colpi di Watt.
Insomma, nulla di così particolare o diverso dal solito, ma come si suol dire “it rocks”!
E alla resa dei conti, a noi può bastare.
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Tracklist:
01. This Spirit
02. Iron Rails
03. Day By Day
04. House Of Law
05. Heaven Tonight
06. Hit The Target
07. Breakout
08. Soul Breaker
09. The Last Song
10. When The Water Gets Too High
Line Up:
Pete Easthope – Voce / Chitarra
Phil Easthope – Basso
Simon Cooper – Batteria / Percussioni