Recensione: The Hellbum

Di Mauro Gelsomini - 24 Marzo 2004 - 0:00
The Hellbum
Band: Dogpound
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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60

E’ tutto incentrato sul contrasto tra la melodia vocale e un guitar sound duro e spesso pesante l’hard rock degli svedesi Dogpound. Da una parte la voce di Hea, molto vicina al standard hard rock ruvido nord-europeo, tesse linee di facile assimilazione, uscendo raramente – e, ahime, con grossi cali di qualità nel songwriting come in “When The World Comes Down” – dal seminato imposto in un certo senso dalla Lion Music. Dall’altra Micke tende ad indurire il sound nel suo complesso con un riffing decisamente aggressivo, tagliente e pesante.
Il chitarrista non disdegna tuttavia momenti più pacati, come in occasione delle due ballad del platter “Way Up High” e “Silent Scream” in cui si diletta nell’uso delle acustiche, il cui buon amalgamama con le elettrica denota un lodevole lavoro in fase d’arrangiamento.
Per quanto riguarda i contenuti, sembrerebbe che l’intero disco – seppur non si tratta di un concept – si rifaccia a tematiche drammatico/apocalittiche, stando alla opener “End Of Our Days” o alla già citata “When The World Comes Down”, e al mood di tutti i pezzi, di certo non dark ma neanche mai deliberatamente happy, e anche in questo senso l’approccio sonoro delle chitarre fa’ il suo.
Fa eccezione forse la sola “Loser On A King’s Throne”, dall’ambiguo e ironico significato, in cui il groove è di gran lunga più scanzonato.
Per dare qualche riferimento, si potrebbe pensare, per quanto riguarda le melodie, a un incontro tra il Michael Kiske solista dell’ultimo periodo, i più diretti Vagabond (prima band di Jorn Lande) e act puramente aor come Harem Scarem e TNT. Il tutto si appoggia al background strumentale di stampo quasi power-metal, quasi a voler seguire il successo ottenuto recentemente da Masterplan e At Vance, in grado di mescolare con gusto hard rock e metal riuscendo a ridare nuova linfa a due generi ultimamente in crisi d’ossigeno.
Le buone intenzioni ci sono, dunque, ma il risultato non riesce che a metà, vuoi per la poca originalità troppo spesso nascosta da facili hook, vuoi, soprattutto, per la disarmante differenza, a livello di classe e gusto, tra i Dogpound e le due band suddette.

P.S.: Artwork orripilante.

Tracklist:

  1. End Of Our Days
  2. Bleed
  3. When The World Comes Down
  4. Going Down In Flames
  5. Way Up High
  6. Loser On A King’s Throne
  7. Ready To Believe
  8. You Remain
  9. …For My Sins
  10. Silent Scream
  11. Welcome To The Mystery

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