Recensione: The Hellpreacher
Personalmente, quando sento vagamente parlare di death’n’roll la mia mente parte e si piazza subito a quel gran disco chiamato Wolverine Blues, uscito da casa Entombed ben sedici anni fa e che, nel bene e nel male, ha indicato una via nuova di intendere il death metal. Anche i Birds of Prey devono aver passato ben più di qualche ora ad ascoltarlo, al tempo, e i frutti si vedono in questo nuovo The Hellpreacher, terzo disco della band della Virginia.
Certo, essendo i Birds of Prey un miscuglio multiforme di influenze che vanno dal southern al thrash e al death metal, passando dallo stoner e dallo sludge, il risultato non è proprio così semplice da definire, e legarlo ai soli Entombed è impossibile. Del resto il gruppo è formato da membri di gruppi come Alabama Thunderpussy, Municipal Waste e Baroness tra gli altri, ed era quindi illogico non aspettarsi di avvertire il loro peso a livello compositivo.
Dopo aver premuto play nel nostro supporto di fiducia, il disco si presenta con “Momma”, che è un esempio chiaro di death’n’roll classico, con un andamento cupo che si apre quasi subito e si velocizza con un riffing decisamente rock sorretto da un tappeto di doppia cassa e un po’ di salutari blast beats, che la rendono una delle tracce più veloci del disco. Il discorso cambia con la seconda Juvie, e già dal riffetto caldo di basso posto in apertura si capisce che le intenzioni della traccia sono rivolte ad esplorare il lato più southern e lento del gruppo. Un vero peccato che il cantante Ben Hogg sia di un piattume unico, lontano anni luce dall’avere l’espressività adatta ad un pezzo del genere. In compenso, risulta sicuramente adatto alla cadenzata e thrashy “Alive Inside!” o al furioso d-beat della fracassona “Taking on Our Winter Blood”. La strumentale “As the Field Mice Play” e la lenta “Tempt the Disciples” incarnano invece la parte più sludge e stoner del gruppo, con riffs di derivazione sabbathiana dall’efficacia più che brevettata nel loro ricreare atmosfere insane e opprimenti.
Se questa prima parte del disco può vantarsi di essere solida e interessante, purtroppo non si può dire lo stesso della seconda. Da “Blood”compresa in poi c’è un vistoso calo di stile, e più che sperimentare il gruppo si rifugia in composizioni abbastanza scialbe e ben poco ispirate, addirittura vuote, con ritmiche semplici e povere di spunti. Un buco leggermente colmato in extremis con le ultime due tracce che risultano comunque godibili.
Un peccato, perchè The Hellpreacher non è un brutto disco, intendiamoci. E’ un lavoro godibile, a tratti coinvolgente e con ottimi suoni, ma che purtroppo è minato da una seconda metà troppo popolata di fillers e povera di idee. Cosa che sembra un po’ una contraddizione, vista l’accozzaglia di correnti musicali a monte di quest’opera, ma che in ogni caso rende l’album niente più che un piacevole passatempo senza troppe pretese.
Michele Carli
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Tracklist:
1. Momma
2. Juvie
3. As the Field Mice Play
4. Alive Inside!
5. Tempt the Disciples
6. Taking on Our Winter
7. Blood
8. The Excavation
9. Blind Faith
10. False Prophet
11. The Owl Closes In
12. Warriors of Mud….The Hellfighters
13. Giving Up The Ghost