Recensione: The High Heat Licks Against Heaven
Strana bestia questi Nidingir, quartetto norvegese formatosi nel 1996, giunto al primo full-length nel 2005, salvo poi dar pochi segni nei cinque anni successivi e dare alle stampe altri tre album tra il 2010 e il 2017. Strana bestia perché, a tutti gli effetti, si tratta di un supergruppo composto da illustri sconosciuti. Un po’ come gli A perfect circle, ma senza Maynard.
Chi sono gli attori che si celano dietro a questa proposta? A ben guardare c’è da restare sorpresi. Bisogna prendere un batterista che ha fatto il live member per due gruppi non esattamente sconosciuti quali Myrkur e Dødheimsgard. Aggiungiamo un chitarrista che ha suonato in questo mondo e quell’altro – Mayhem su tutti e, ancora come live member, citiamo, tra gli altri, 1349, Gorgoroth, God seed e ancora i Myrkur. Un cantante che nel mondo del metal, almeno per quanto riguarda la musica prodotta, ha fato poco altro fuori dalla band di cui oggi. E infine un bassista con un passato, ancora, tra i God-seed, e stranamente, come live member dei Myrkur.
Per quanto faccia strano che tre quarti di questa formazione, attiva da 20 anni, abbia accompagnato il tour una formazione che di anni ne ha solo cinque, stilando i nomi è piuttosto chiaro a quale galassia dell’universo metal appartengano i nostri. Ma veniamo, infine, ad esaminare il loro nuovo parto, presentato da un titolo chilometrico – The high hit licks against heaven.
Bisogna dire che, alla prova dell’ascolto, l’esperienza paga. Ci troviamo infatti davanti a una proposta che, pur non rifacendosi particolarmente a nessuna delle band – né troppo sperimentale come i Dødheimsgard, né eccessivamente classica come i Gorgoroth – si lascia ascoltare con piacere. Il suono, pur venendo in maniera chiara dal black, si rivela comunque coniugato a soluzioni personali che fanno venire in mente spesso e volentieri gli Shining, quelli svedesi. Probabilmente questa somiglianza è dovuta alla somiglianza di timbriche e stili di growl dei rispettivi singer Cpt Estrella Grasa.
Di fatto però, la proposta dei Nidingir, risulta molto più omogenea e per nulla incline ad aperture melodiche, senza però sfociare nei tipici casi di furia sterile e gratuita che caratterizza buona parte dei gruppi che si rifanno al black norvegese novantiano.
Sostanzialmente, dunque, The high hit licks against heaven non andrà a sconvolgere l’universo del metal e neppure quello del black metal. Ciò nonostante, gli amanti del genere troveranno nei Nidingir una proposta non particolarmente allineata e indubbiameente matura, come lasciano capire i curriculum dei personaggi coinvolti. Un disco fatto bene, senza sbavature ma anche senza prendersi particolari rischi. La speranza, almeno per chi scrive, è che i norvegesi si ripresentino cercando di accentuare maggiomente la loro anima sperimentale. Per ora, bene così.