Recensione: The Hinderers
Secondo capitolo della carriera dei Daath (termine
ebraico che significa “Conoscenza”), The Hinderers
è il disco che ha dato loro una enorme visibilità e che li ha messi un
po’ sulla bocca di tutti nel circuito del metal estremo; il motivo
principale che li ha portati alla ribalta è dato dal cambio di label, che
li ha fatti passare dalla Private Print alla Roadrunner Records.
Bel passo in avanti, aggiungo, per un gruppo con all’attivo fino a quel
momento un solo disco, Futility.
Secondo punto a loro favore è stato sicuramente quello di avere dalla
loro il chitarrista James Murphy (ex Death,
Testament, Konkhra e Obituary)
nella veste di produttore; piuttosto fortunati quindi i ragazzi di Atlanta
avendo potuto beneficiare di una promozione massiccia e di un “padrino”
d’eccezione dal nome così pesante in ambito estremo.
Ne consegue ovviamente che i suoni di The Hinderers siano
assolutamente perfetti, certosini, che la cover sia molto curata pur nella
sua monocromatica semplicità, ma quello che interessa maggiormente,
arrivando al nocciolo della questione, è la musica in fin dei conti, e devo
dire che a dispetto delle aspettative che nutrivo sono rimasto solo
parzialmente soddisfatto dalla proposta dei Daath: sicuramente strumenti
alla mano ci sanno fare pur senza eccedere in preziosismi fine a sè stessi,
cercando oltretutto di inserire nella consueta macchina ben rodata qual è
quella death metal una dose massiccia di elettronica. Il risultato è un
lotto di pezzi talvolta più improntati sull’old school del genere,
ottenendo dei risultati direi anche più che discreti, mentre in altri
episodi il tutto risulta essere non solo poco scorrevole, ma in alcuni
frangenti un ostacolo non da poco al fine dell’apprezzamento totale
dell’opera: brani come Dead On The Dancefloor, a parere di chi
scrive, sono tranquillamente evitabili, così come Who Will Take The
Blame, la quale avrà sicuramente un’elettronica meno invasiva
rispetto alla suddetta, ma sempre non troppo convincente rimane.
Ascoltandolo attentamente, sembra quasi che il cd sia fratturato in due
tronconi e, andando a cercare qualche notizia in più sulla band, l’idea
che mi sono fatto è che i Daath abbiano composto parte delle canzoni
in un secondo momento rispetto alla maggior parte del suo contenuto: è così
che le prime cinque composizioni risultano essere strutturate in maniera più
organica, compatta, ponendo in evidenza alcune caratteristiche che lungo
l’intero ascolto verranno ad essere il vero e proprio trademark della
band: una buona dose di melodia, digressioni strumentali piacevoli e, come
precedentemente detto, un uso massiccio dell’elettronica a fare da
collante per l’intera matassa strumentale. Il problema è che, almeno nel
mio caso, superata la metà della tracklist l’attenzione è andata
scemando a poco a poco: se Subterfuge è una song in continua ascesa
emotiva e strumentale con climax nell’assolo, cosa che può dirsi
parimenti dell’altrettanto affascinante From The Blind, lo
stesso non potrà dirsi, a parere di scrive, di alcuni episodi nel proseguio.
Questo è però il risultato evidente di una tracklist forse troppo
lunga, che non può non avere al suo interno delle pecche e dei cali
qualitativi per evitare i quali forse sarebbe stato meglio, così com’era
stato fatto in occasione della sua prima pubblicazione autoprodotta,
snellire di almeno 4 o 5 episodi il suo contenuto.
The Hinderers è quindi un full length particolare e per
l’indirizzo musicale talvolta pittoresco verso cui si dirige, e per le
tematiche che affronta volte allo spirituale, incentrate sull’esoterismo,
sulla cabala e sull’ “Albero della vita”, e ha dalla sua una mole di
idee talmente imponente da non poter essere contenuta in un solo cd senza
che alla lunga i musicisti non escano fuori dal seminato nel tentativo di
strafare.
Inutile dire che essendo il loro secondo platter, ed essendo queste delle
buone premesse, è auspicabile ed è quasi obbligatorio attendersi un
consistente miglioramento con il prossimo lavoro in quanto, è fondamentale
evidenziarlo, hanno sicuramente le capacità non solo di stupire, ma anche
di maturare uno stile organico, pur nella sua follia, capace di
ovviare ai difetti palesatisi in questa release.
Tracklist:
01. Subterfuge
02. From The Blind
03. Cosmic Forge
04. Sightless
05. Under A Somber Sign
06. Ovum (mp3)
07. Festival Mass Soulform
08. Above Lucium
09. Who Will Take The Blame
10. War Born (Tri-Adverserenade)
11. Dead On The Dance Floor
12. Blessed Through Misery
13. The Hinderers
Qui di seguito vi è invece la tracklist della versione antecedente ed
autoprodotta, con evidenziate in rosso le canzoni non annesse nella lista
definitiva di cui sopra:
1. Ovum
2. Festival Mass Soulform
3. Above Lucium
4. Illuminator
5. War Born (Tri-Adverserenade)
6. Dead On The Dancefloor
7. Inversion
8. Who Will Take The Blame
9. Blessed Through Misery
10. The Hinderers
Lineup:
Sean Farber – Voce
Mike Kameron – Tastiera, Seconda Voce
Eyal Levi – Chitarra, Synth
Emil Werstler – Chitarra
Jeremy Creamer – Basso
Kevin Talley – Batteria