Recensione: The Horned God Of The Witches
Il primo vagito “ufficiale” della “Bestia” risale al 1981. Nell’estate di quell’anno la creatura infernale allestita nel 1977 da Steve Sylvester (voce) e Paul Chain (chitarra) registrò The Horned God Of The Witches, una musicassetta con al suo interno due soli pezzi: “Terror” e “Murder Angels”. Il resto della band era composto da Danny Hughes al basso, Thomas Chaste alla batteria e Claud Galley alla seconda chitarra.
Due “take” unici, come si dice in gergo. Figli, in pratica, di un live in studio. Il tempo a disposizione era limitatissimo: Steve Sylvester cantava in cabina ascoltando in cuffia il resto della band che suonava in diretta. Vennero registrati la sera tardi, all’interno dei Real Sound Studios di Riccione. Danny Hughes aveva trovato un “gancio” con quello studio e riuscì ad averlo a disposizione quasi gratuitamente per qualche ora, il tempo necessario per registrare i due brani e farsi fare dal loro tecnico un rough mix al volo. A quel tempo la band disponeva di un numero di canzoni finite circoscritte alle sole “Terror”, “Murder Angels”, “Zombie”, “Horrible Eyes” e “Cursed Mama”. La scelta dei pezzi da incidere ricadde su “Terror” e “Murder Angels”. La prima perché ritenuta, a ragione, la più rappresentativa del loro sound horror catacombale mentre la seconda mostrava la verve heavy metal del gruppo. La versione di “Murder Angels” finita su The Horned God Of The Witches era una rielaborazione in chiave HM di un antico brano scritto da Steve Sylvester con gli Smooth, la sua prima band, qualche anno prima.
Musicalmente, “Terror” ancora oggi incarna appieno lo spirito del combo pesarese. Si tratta di quei brani rappresentativi che fanno un tutt’uno con chi li ha scritti e concepiti. Una traccia simbolo, insomma, così come lo sono “Angel Of Death” per gli Slayer, “Wheels Of Steel” per i Saxon, “Still Of The Night” per i Whitesnake. Sette minuti e spiccioli nei quali Sylvester & Co. sfoderano una prova polverosissima, sulfurea, splendidamente cimiteriale, aggravata dal fatto della resa sonora, che rende ancor più cupa “Terror”. Da Oscar il suono della chitarra di Chain, zanzarosa da far schifo (in senso buono, ça va sans dire) lungo le trame narranti della canzone e fottutamente a rasoio sul finale. Sublime, poi, l’acidità primitiva dell’ugola dannata di Sylvester quando alza il tiro.
Diverso il discorso per “Murder Angels”, atta a far sapere, là fuori, che i nostri sapevano anche menare, di brutto, e se la potevano giocare alla pari con altri in fatto di heavy fucking metal fumigante. Entrambi i brani verranno poi riproposti in maniera eccelsa all’interno del debutto discografico del 1988, In Death Of Steve Sylvester, con una formazione killer totalmente dedicata al Metallo. E con suoni possenti, degni di tali cavalli di razza.
Da buona figlia di una band maledetta, la musicassetta di The Horned God Of The Witches ha sin da quel primo giorno del 1981 alimentato intorno a sé tutta una serie di racconti poi divenuti leggenda. Venne prodotta in UN SOLO esemplare in quanto la band non era in alcun modo interessata a far girare la propria musica. Negli intenti il nastro sarebbe stato diffuso all’interno di un ristretto novero di persone selezionatissime. La cassetta master originale in copia unica fu consacrata con un complesso rituale magico effettuato da Steve Sylvester il quale si occupò di realizzare anche le grafiche e la copertina. Quest’ultima venne ricavata da un’immagine ritagliata da un settimanale per ragazzi, un “Il Monello” o un “L’Intrepido” ove era riportata a rappresentare un servizio di attualità su un museo dell’occulto. “Murder Angels” doveva contenere, alla fine, il boato di un’esplosione. Per insondabili motivi, nonostante fosse stato aggiunto durante una fase di registrazione successiva, non vi fu verso poi di sentirlo, una volta riprodotto. Intervennero persone esterne alla band, degli addetti ai lavori con esperienza, fra le quali anche Aldo Polverari, ma senza costrutto, il mistero non venne mai dipanato. Il master fu duplicato una volta soltanto e la copia venne consegnata a un giornalista, Beppe Riva, che ne curò poi la recensione sulle pagine di Rockerilla. Dopo la pubblicazione, quel nastro fu vittima di storie torbide e non fu mai più ritrovato.
Nel 2017 è uscita la ristampa anastatica in musicassetta del master di The Horned God Of The Witches, da parte della Deadly Sin Records.
Ah, la band si chiamava e ancora si chiama Death SS…
Stefano “Steven Rich” Ricetti