Recensione: The Human Factor
Album appartenente al secondo periodo della band di Seattle , periodo in cui la band subì un rilevante cambio di line up, il chitarrista Kurdt Vanderhoof , fondatore del gruppo, gia’ dall’ album precedente Blessing in Disguise lasciò i Metal Church per formare gli “Hall and Flame” ed intraprendere una carriera solista , mentre lo storico cantante David Wayne, vera anima della band , decise di dare vita ai suoi “Reverend”. A sostituire Vanderhoof fu’ reclutato John Marshall ex rodie dei Metallica , e il ruolo di singer fu’ affidato all’ ex “Heretic”, Mike Howe.
Dopo questa breve introduzione passiamo alla recensione vera e propria; gia’ dal precedente Blessing in Disguise la band mostra un grande affinamento nel songwriting , il nuovo vocalist non fa’ sentire affatto la mancanza di Wayne (che con la sua voce potente e acuta aveva caratterizzato il sound dei Church), e riconferma le ottime impressioni che suscito’ con l’ album precedente. Howe è infatti dotato di una voce molto calda e melodica e riesce a dare ai brani enfasi e un grande tocco di espressivita’, rendendoli assimilabili gia’ dai primi ascolti . La title track The Human Factor mette subito in evidenza una band che ha dalla sua parte una grande esperienza , Power Thrash potente e melodico nella migliore tradizione, il brano appare da subito ben strutturato, raffiorano echi di Metallica e Anthrax ( periodo John Bush ), la timbrica di Howe sembra molto vicina a quella dell’ ex Armoired Saint , la sezione ritmica e’ come sempre potente e precisa , i chitarristi appaiono in gran forma, solos coinvolgenti si susseguono per tutta la durata del brano.
Date with Poverty caratterizzato dai suoi riffs molto americani si lascia canticchiare per il suo chorus molto gradevole , The Final world e Mourning ci presentano il lato piu’ Hard Rock della band , melodie accattivanti , solos travolgenti e una pulsante sezione ritmica . I Metal Church si destreggiano abilmente dai passaggi in pieno stile Thrash a quelli mid tempo , dimostrando ancora un grande affiatamento con arrangiamenti sempre molto curati. Adesso tocca alla ballads di turno In Harms way; le ballads hanno sempre ricoperto un ruolo di notevole interesse nella discografia dei Church, arpeggi sognanti introducono questa bellissima ballata, la voce di Howe e’ molto espressiva ed interpreta in maniera perfetta il pezzo, anche qui è da sottolineare il buon lavoro della sezione ritmica .Con In Due Time e Agent Green si ritorna sui binari del piu’ classico Speed Thrash Americano in stile Vicious Rumors , ma caratterizzato da un cantato piu’ violento e dove il basso di Duke Erickson diventa una mitragliatrice che devasta le casse dei nostri sterei. Flee from Reality appare come la song migliore dell’ intero album , immaginate una miscela esplosiva di Savatage ( primo periodo ), di Metallica di Vicious Rumors con un cantato interpretato alla Mustaine , per quello che e’ forse uno dei brani piu’ riusciti del disco. Betrayed con il suo sapore vagamente blues ci riporta alla mente la migliore tradizione della band Americana, lyrics ruffiane si lasciano ascoltare facilmente, il tutto pero’ interpretato in stile Metal Church , con suoni di chitarre mastodontici, e una voce pungente al punto giusto. Tocca a The Fight song chiudere questo interessante e bellissimo quarto lavoro dei Metal Church.
Un disco molto maturo che ci presenta una band al massimo della sua maturazione artistica e che avrebbe ancora molto da dire. Band che ha saputo rimodernare il proprio sound in un periodo bombardato dai nuovi trend e dove era sempre piu’ difficile proporre del buon e vero Power. Thrash Metal nella migliore tradizione Eighties!
Marco Ruggiero.
Tracklist:
The Human Factor
Date With Poverty
The Final Word
In Mourning
In Harm’s Way
In Due Time
Agent Green
Free From Reality
Betrayed
The Fight Song