Recensione: The Human Factor [Digipak Reissue]

Band: Metal Church

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Anno: 2008

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81

Da qualche settimana è disponibile sul mercato la versione digipak di The Human Factor dei Metal Church, curata dalla Spv Steamhammer. Il disco, originariamente, vide la luce il 26 marzo del 1991 sotto l’egida della major Sony. La differenza rispetto alla versione iniziale, oltre alla confezione cartonata, consiste essenzialmente nel nuovo booklet, contenente alcune foto e la storia del gruppo di Seattle sviluppata su quattro facciate da parte di Jerry Ewing. Per il resto, intendo a livello di resa sonora e affini, mi pare proprio che non esista nessuna diversità nei confronti del Cd uscito diciassette anni fa, quindi escludo che siano state fatte operazioni di remastering.  

L’occasione, si sa, rende l’uomo ladro, quindi la scusa per poter scrivere la recensione di un album della Chiesa Metallica, seppur già passato fra le grinfie della redazione di TrueMetal, la si cavalca appieno e volentieri, proprio perché considero l’omonimo “Metal Church” del 1985 uno degli album più belli della storia e, di conseguenza, ho sviluppato con il combo americano un feeling particolare, che dura tutt’oggi.   

The Human Factor, quando fu realizzato, irruppe sul mercato mentre l’ubriacatura Grunge era ormai alle porte, risultando per il pubblico defender una sicurezza alla quale potersi aggrappare in un periodo non certo florido per taluni tipi di sonorità. I Metal Church dell’epoca stavano vivendo una fase di profonda trasformazione, perché privi di due pilastri come il chitarrista/fondatore Kurdt Vanderhoof e il singer David Wayne, colui che rappresentava fino a quel momento il trademark del combo statunitense. In loro vece lo storico trio Kirk Arrington(Drums), Craig Wells(Guitars), Duke Erickson(Bass), reclutò, fin dall’album Blessing in Disguise, tali John Marshall all’ascia e Mike Howe dietro al microfono.

The Human Factor irrompe con chitarre duellanti, solo parzialmente ammansite dall’ugola del vocalist, il bridge convince fin da subito e la sensazione che i Metal Church abbiano ancora fatto sul serio inizia a diventare certezza. Date With Poverty gode di cavalcate metalliche stra-classiche e si staglia in testa grazie a un chorus ficcante, The Final Word americanizza la lezione della Nwobhm mentre l’epica In Mourning fa dei riff in crescendo la propria peculiarità. In Harm’s Way è la ballata del lotto: Mike Howe se la cava egregiamente ma è l’artiglieria pesante dei Church a fare ancora la differenza, soprattutto quando quest’ultima concede alcuni passaggi slow a metà brano. In Due Time e Agent Green non aggiungono niente a quanto già non si sappia in casa MC mentre Flee From Reality si candida come l’highlight del disco: chitarre assassine, voce al vetriolo e coro da stadio, il tutto confezionato con quel tipico sapore made in Usa che i Nostri sanno fornire in maniera egregia e abbondante. Betrayed passa senza impressionare e The Fight Song chiude baracca e burattini all’insegna della velocità. 

The Human Factor, alla prova dei fatti, ma soprattutto del tempo, si pone come degno successore del predecessore Blessing in Disguise, mostra un gruppo maturo, coeso e che ha saputo trovare una propria via nonostante la defezione di due personaggi ingombranti come Vanderhoof e Wayne. Quello che accadde dopo questo disco lo sappiamo tutti, se mai aveste qualche dubbio leggetevi le righe scritte da Jerry Ewing nel libretto accompagnatorio.

Stefano “Steven Rich” Ricetti

Tracklist:
The Human Factor
Date With Poverty
The Final Word
In Mourning
In Harm’s Way
In Due Time
Agent Green
Free From Reality
Betrayed
The Fight Song 

Line-up:
Mike Howe : Vocals
John Marshall : Guitars
Craig Wells : Guitars
Duke Erickson : Bass
Kirk Arrington : Drums