Recensione: The human twilight zone
Giuro che fa sempre piacere constatare che una band sulla quale si è sempre puntato molto, continua a pubblicare degli ottimi dischi nonostante le mille avversità e gli ostacoli che giorno dopo giorno si fanno sempre più numerosi,e la tenacia, congiunta a quel pizzico di sana follia, che da anni dimostrano di possedere gli Stigma 4, mi fa ben sperare per il futuro della nostra bene amata musica. Avversità dicevamo prima, e chi più degli Stigma 4 conosce bene il significato di questa parola?
E gia, nonostante aver avuto il merito di pubblicare degli ottimi album come “Solum Mente Infirmis” e soprattutto “The court of eternity”, che li aveva proiettati nel limbo dei nomi che contano facendoli assorgere al ruolo di band rivelazione, la dea bendata per eccellenza, non ha mai veramente sorriso ai nostri amici austriaci, ed è stato proprio il successo di quel album a scatenare una reazione a catena di sfiga nera che ha portato la band a cambiare più volte il proprio monicker in favore di quello attuale, per evitare delle beghe legali con la precedente etichetta discografica, la teutonica Noise, che diciamocelo pure, non li ha mai supportati a dovere.
Beh, a dire tutta la verità, i quattro viennesi ce l’hanno messa tutta per rendersi il cammino sempre più impervio, cercando in ogni modo di tenersi ben distanti dalle formazioni epigoni che si sono man mano avvicendate all’interno della scena power metal degli ultimi anni, facendosi fautori di un particolare quanto articolato classic metal che, prendendo spunto dal suono dark/progressive della prima ondata di bands della NWOBHM,cerca di far confluire e rileggere in chiave moderna le lezioni impartite dai maestri americani quali Savatage, Queensryche e Sanctuary, il che li ha sempre portati ad agire all’ombra dei nomi che contano, e che ha contribuito a consolidare lo status di vera cult band del nuovo millennio.
Quindi come dicevamo, nonostante tutti i meriti e i riconoscimenti ottenuti, la band si ritrova ancora una volta a dimostrare il proprio valore, e forte di un’esperienza maturata in anni ed anni di vita on the road, visti più volte di spalla a Stratovarius, Biln Guardian e Manowar, gli Stigma 4 se ne infischiano delle mode, dei corsi e ricorsi della storia musicale degli ultimi anni, e sfornano con questo “The human twilight zone” un altro pezzo da novanta. Spiegare a parole anche un semplice brano di questa band, è davvero impresa ardua, talmente è tanta la carne al fuoco,dodici composizioni in cui la band mette a nudo la propria passione per le lunghe partiture strumentali frutto di una preparazione tecnico/compositiva davvero sopra la media, anche se qualche volta sembra che i nostri perdino di vista il nocciolo della situazione, e nel dimostrare tuta la propria preparazione, risultano un tantino spocchiosi, a tal uopo ascoltate la lunga “Sleep”, ben 16 minuti, e mi saprete dire. Certo che qualche piccola smussata alle composizioni più spigolose, potrebbe far avvicinare alla band qualche estimatore in più, ma si sa gli Stigma
4 sono così, prendere o lasciare, e allora godetevi le bordate metalliche dell’opener “Coalition tower”, o l’ incedere thrash da headbanding di “Stygmatized”, e le atmosfere più soffuse e delicate di “Earth children”, e gioite. Ancora una volta la band austriaca ha dimostrato di avere parecchie frecce al proprio arco, e se come dicono in molti, il grande salto è rimandato ancora una volta, “The human twilight zone” non è certo un disco da sottovalutare, anzi….