Recensione: The Illuminant

L’attesa per il terzo album dei Lucifer’s Child era grande ed è stata, almeno in parte, ripagata. Continua il sodalizio con Agonia Records da parte della band greca, che si presenta in formissima e con una chiara dichiarazione di intenti. The Illuminant è un disco solido, potente e che non scontenterà nessuno; ci sono però un paio di falle ad evitare un trampolino di lancio che avrebbe potuto essere ben più roboante. Vediamo il perchè.
L’opera a livello sonoro è ineccepibile e può vantare una produzione devastante, cosa non sempre scontata in ambito black metal; già con la opener, Antichrist, si mettono subito le cose in chiaro con un missile terra aria che annichilisce l’ascoltatore catapultandolo nel nerissimo mondo dei Lucifer’s Child. Un black metal epico, roboante e a tratti occulto, che trova in As Bestas la sua dimensione massima. Brano inaudito e in grado di spostare montagne intere, difficilissimo non fare headbanging, ma c’è un grosso però: è completamente identico alla title track dell’album precedente! Stesso mood, riff simile e lo stesso trisillabo usato come ritornello: là era “Invictus” qui “As Bestas”. La seguente The Serpent And The Rod è un brano molto veloce ma che spara un po’ a salve, sicuramente tra i peggio riusciti del lotto, al contrario della seguente Ichor, che è un brano eccezionale.
I Lucifer’s Child soffrono purtroppo in questo album di un ottovolante di ispirazioni: si va quindi da picchi artistici altissimi ad altri trascurabili, e si rimane su questo status per tutta la durata della tracklist. Rigteous Flama e Curse tengono altissima la bandiera ellenica; il gran finale però cala di intensità e si va un po’ a chiudere in se stesso con un brano lento in modalità nenia e con diversi stacchi poco funzionali.
The Illuminant è un disco che rimane assestato su un buon livello e difficilmente deluderà i fan; non è però l’opera in grado di far fare il salto di qualità ai Lucifer’s Child come ci saremmo aspettati. Ci sono sì parti in cui il suono della band evolve e diventa più epico e magniloquente, e tra l’altro sono anche i momenti migliori; d’altro canto, però il songwriting mette veti ben precisi e va a trovare il momento massimo di ispirazione nel più classico degli autoplagi. Per stavolta può bastare; ci auguriamo di sentire in futuro quella grande opera che i Lucifer’s Child sono perfettamente in grado di concepire ma che ancora è sepolta in qualche cassetto nell’Attica.