Recensione: The Inner Sanctum

Di Stefano Ricetti - 5 Marzo 2007 - 0:00
The Inner Sanctum
Band: Saxon
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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84

Diciassettesimo album in studio per la band più defender della galassia: i Saxon del singer Peter Byford, detto Biff, e del suo pard da una vita, il chitarrista Paul Quinn. Dei Nostri fa di nuovo parte il batterista Nigel Glockler, quello che ai tempi di The Eagle has Landed (1982), sostituì dietro le pelli il grande Pete Gill. Nigel torna a bordo della corazzata britannica prendendo il posto di “Martello” Jörg Michael, restituendo allo storico combo il tocco inglese, un poco offuscato dal drumming alla tedesca del suo illustre predecessore. Completano la line-up gli ormai veterani Nibbs Carter – con i Saxon da Rock’n’Roll Gypsies (1989) – al basso e Doug Scarrat alla seconda ascia.

The Inner Sanctum possiede una fra le più belle copertine realizzate dagli Stallions of the Highway inglesi nella propria storia, roba che se uscisse anche su vinile, sarebbe da incorniciare e appendere in sala. Nelle note accompagnatorie Peter ha tenuto a far sapere che il processo di creazione del nuovo disco è stato completamente diverso rispetto ai precedenti: i Saxon hanno infatti affittato, di volta in volta e in paesi diversi, una sala prove durante la settimana, fra un festival e l’altro della scorsa estate, per poter fermare lavorare duramente alla genesi di questo album.

The Inner Sanctum

Si parte con un grande intro, sulle atmosfere di “In Nome della Rosa”, antipasto dell’HM classico di State of Grace, titolo quanto mai calzante per questi Saxon targati 2007. Si nota, fin da subito, il drumming devastante di Nigel Glockler, che sembra vivere una seconda giovinezza, nell’occasione foriero di un bombardamento sonoro “a mitraglia”, che tanto mancava ai numerosi fan dell’act britannico. Da segnalare, poi, la felice ripresa dell’intro circa a metà brano. Need for Speed è un up tempo che pare tratto da Power and Glory, con Peter che spinge più a fondo che può come da anni non accedeva più, non curandosi del fatto che oggi vanta ben cinquantasei primavere sul groppone: chapeau!

Altra legnata in mezzo alle gengive con Let me Feel your Power, il brano più alla tedesca di The Inner Sanctum: non a caso Biff e soci ricordano molto da vicino i Running Wild più veloci, nella fattispecie quelli di Masquerade/The Rivalry. Ancora una volta, come sopra, drumming da paura! Si rallenta decisamente la velocità in Red Star Falling, anthemico mid-tempo dal bridge molto azzeccato ed epico, con un Peter Byford in grande spolvero nell’estensione e nella modularità, come non accadeva da tempo. Per il sottoscritto l’highlight assoluto dell’album. I vecchi Saxon, i campioni della NWOBHM, fuoriescono alla grande in I’ve Got to Rock (To Stay Alive): chitarre pulite e quadrate, basso martellante ben in evidenza, solo centrale d’ordinanza e vai fino al termine!

Non mi spiego come mai i Nostri, come spesso accadde in passato – cito Waiting for the Night in occasione di Rock the Nations -, scelgano di mettere uno fra i brani più deboli dell’album come singolo, nell’occasione If I Was you, dal buon groove e nulla più. Boh? Altro episodio demodé in Going Nowhere Fast, dove i Saxon, come ai bei tempi, spesso ricordavano gli Ac/Dc, per via del riffing portante insistente: un brano classico, che riporta al periodo Usa oriented della band. Interessante ma nulla più il lavoro delle chitarre in Ashes to Ashes, che si salva dalla mediocrità latente solamente grazie al chorus, stile Accept, anche se meno maschio. Per chi scrive l’anello debole dell’intero disco.

Empire Rising altro non è che un epico intro strumentale che tira la volata a Atila the Hun, dove gli Stalloni dell’Autostrada chiudono l’album con una mazzata di HM classico versione speed in mezzo allo stomaco da lasciare senza fiato. Profeticamente, e poco prosaicamente, sul palco dove verrà suonato questo brano non crescerà più l’erba.

 

The Inner Sanctum è, senza inutili giri di parole, l’archetipo dell’heavy metal classico duro, feroce e violento, che fa della melodia il mezzo per far ricordare la canzoni: se amate il metallo con queste caratteristiche non potete prescindere da questo lavoro. 

La produzione è cristallina, roboante e potente, con le chitarre bene in evidenza che rendono tremendamente metallaro il prodotto finito. Il disco è disponibile i versione classica e in versione Digipack con Dvd: il setilist dei brani in coda alla recensione. L’Inner Sanctum Tour toccherà l’Italia in aprile, con queste date: 15 Live Club Trezzo D’Adda, 16 Viper Firenze e 17 Alpheus Roma.

I Saxon tornati: buon headbanging a tutti! 

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

CD:
01. State of Grace
02. Need for Speed
03. Let Me Feel Your Power
04. Red Star Falling
05. I’ve Got to Rock (To Stay Alive)
06. If I Was You (album version)
07. Going Nowhere Fast
08. Ashes to Ashes
09. Empire Rising
10. Atila the Hun

DVD:
01. To Hell and Back Again
02. A Night Out with the Boys – The Idea
03. A Night Out with the Boys – Not Really
04. See the Light Shining
05. A Night Out with the Boys – Now It Started
06. Redline
07. Suzie Hold On
08. Stand Up and Be Counted
09. Frozen Rainbow
10. Never Surrender                             

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