Recensione: The Inner Side
Esordio discografico per i bellunesi Agarthic, progetto musicale ideato dal bassista e compositore Mattia Gosetti e dal vocalist Valeriano De Zordo i quali, benché si conoscano da anni ed abbiano militato in varie formazioni metal e rock della scena veneta sono alla loro prima esperienza insieme nella stessa band.
Infatti nei loro lunghi anni di amicizia avevano collaborato solo in occasione di spettacoli e rappresentazioni teatrali. Finché nel 2019 i due musicisti danno vita agli Agarthic con l’idea di proporre un metal melodico con una massiccia componente lirica e sinfonica, influenzato, oltre che a colonne portanti come Rhapsody Of Fire e Nightwish, soprattutto dall’esperienza di Gosetti e De Zordo nel campo degli spettacoli teatrali. Completata la formazione con Jesai Fiabane alle chitarre e Denis Novello alla batteria, gli Agarthic riescono a farsi notare dalla Frontiers Music che nel 2020 li affida alla direzione del produttore Aldo Lonobile (Secret Sphere, Archon Angel, Avalon di Timo Tolkki) per la realizzazione del loro debutto discografico, “The Inner Side“.
Un lavoro questo, come già detto, caratterizzato da forti influenze sinfoniche ad opera dello stesso Mattia Gosetti che oltre alle linee di basso si occupa anche dei synth e delle orchestrazioni, già evidenti su “The Beginning Of All“, apertura di meno di tre minuti che funge da introduzione a “The Ancient Secret Scroll” in cui gli Agarthic danno ulteriore conferma della loro natura artistica, con un metal melodico contornato da orchestrazioni e arrangiamenti dal sapore barocco su cui si fa subito notare la buona prestazione di Valeriano De Zordo. Così come per la successiva “A Journey To The End Of The World” con belle melodie vocali, stesso discorso per “Through The Mystical Forest“, tutti pezzi dagli arrangiamenti curati e un suono nitido ad opera di Lonobile che valorizza nella maniera dovuta la prestazione della band bellunese.
Viene da ipotizzare che la componente sinfonica di “The Inner Side” sia evidentemente un retaggio dell’esperienza in campo teatrale di Gosetti e De Zordo. In effetti le canzoni hanno la struttura di colonne sonore in chiave rock e manifestano l’intento di inscenare paesaggi suggestivi: come specificato dalla band una grande fonte di ispirazione per quest’opera sono state le Dolomiti con le loro cime innevate, catene montuose e verdi foreste della zona di Belluno, sede logistica degli Agarthic. Oltre alla natura che li circonda una buona influenza per le tematiche affrontate dalla compagine veneta arriva anche da antiche leggende, storie dimenticate e misteri presenti sia nelle vicine zone alpine così come nelle varie culture e tradizioni del nostro pianeta. Un esempio di questo si può intuire nella lenta “A Heaven Inside This Earth“, che dal titolo si presume trattare i medesimi argomenti che hanno suggerito il nome stesso della band (per chi non lo sapesse, Agarthi, secondo le teorie sulla terra cava di Willis George Emerson, sarebbe il regno leggendario esistente sotto la superficie della terra).
Qua e là lungo l’ascolto emergono riferimenti alle cose più melodiche di Vision Divine e Labyrinth con l’ aggiunta di orchestrazioni alla Nightwish e Rhapsody; in particolare una strizzata d’occhio alla band triestina affiora nel ritornello in italiano – a dir la verità forse un po’ troppo melenso – di “Message From The Gods” dove sale all’ attenzione l’assolo di chitarra di Jesai Fiabane.
Il disco procede con il susseguirsi delle varie canzoni, con “Back Home” caratterizzata da un altro bell’assolo di Fiabane ed “Escape To Antarctica” in cui l’andamento si fa leggermente più aggressivo rispetto alla media del disco. Arriviamo poi a “Negotiations Failed” impreziosita dalla presenza di Fabio Lione in veste di special guest: il brano si mostra con un andamento tenebroso in cui riff chitarristici a braccetto ad arrangiamenti barocchi fanno da cornice al duello canoro fra Lione e De Zordo, con quest’ ultimo che riesce a reggere bene il confronto con un nome di tale importanza. Da segnalare, sempre su questo brano, anche l’assolo di chitarra del produttore Aldo Lonobile.
In conclusione i nove minuti di “Illuminati’s Reign” introdotti da un coro in latino che lascia poi lo spazio ad un pezzo dalla trama musicale cupa e malinconica per poi cambiare dopo sette minuti in un andamento più allegro che accompagna il brano e l’ascoltatore all’epilogo di questo lavoro.
Un opera prima quella degli Agarthic che nonostante sia un esordio denota già una buona esperienza dei musicisti: un prodotto suonato bene e con arrangiamenti ricercati, dove magari a volte si tende a perdersi un po’ nel proporre soluzioni elaborate a discapito di una certa incisività, specie nella comunque buona prova vocale di De Zordo.
La ricerca della melodia vocale o del passaggio sofisticato fa perdere ai pezzi una certa immediatezza che non avrebbe certamente guastato.
Buone idee agli Agarthic non mancano comunque, e nemmeno la capacità di elaborarle. Attendiamo fiduciosi per i lavori futuri ed intanto approfondiamo questo “The Inner Side“, un disco che magari rende meglio se ascoltato in certe specifiche circostanze, ad esempio in cuffia, come colonna sonora ad una camminata in mezzo la natura, magari in montagna.