Recensione: The Involution Philosophy [Reissue]
A volte, se non spesso, la curiosità di ficcare il naso in casa d’altri ci rende ciechi per ciò che si ha in quella propria. Questo concetto, tradotto pure in proverbio («l’erba del vicino è sempre più verde»), si applica in ogni campo e, quindi, anche in quello musicale. Tutto questo per inquadrare subito i napoletani Annihilationmancer, fautori di un techno thrash che non ha nulla da invidiare, in tutto e per tutto, a quello proposto da altre band straniere, statunitensi in primis (con un occhio, anche, ai Coroner).
Anche il nome dell’ensemble partenopeo ne tradisce la propensione verso la parte più elaborata e concettuale del thrash, anche se bisogna subito evidenziare che i Nostri non sono per niente dei cloni di Jeff Waters. Del resto, però, la nascita degli Annihilationmancer è indicata intorno al 1994/95, quando cioè si era esaurito da qualche tempo il vigore della prima ondata thrash.
Quella sollevata da Exodus, Testament, Slayer, Metallica, Slayer, Kreator, Destruction, Sodom e Sepultura, per intenderci. Con che, in quell’intervallo, era senz’altro più interessante avvicinarsi al thrash tecnico che a quello, invece, old school. Da qui, presumibilmente, la propensione di Bruno Masulli e compagni per uno stile ricco di alterazioni musicali invece che di riff segaossa.
“The Involution Philosophy”, primo full-length della carriera dei campani (già recensito sulle nostre pagine come Demo autoprodotto), ha avuto una gestazione piuttosto lunga e difficile, funestata da un cambio di line-up e da un periodo di giacenza nell’underground più profondo, prima della firma con la casa discografica tedesca Pure Underground Records e quindi della pubblicazione del disco sul mercato nel marzo di quest’anno.
Un ottimo risultato, questo, dovuto alla ferrea determinazione di Masulli, anima e corpo dell’ensemble; spesso impegnato ad affrontare defezioni improvvise e quindi difficili rimescolamenti della formazione. Con il conseguente obbligo, in corrispondenza della prima occasione ufficiale (“Unpunished Massacre Messiah”, demo, 1999), di registrare tutto da solo.
“The Involution Philosophy”, va detto, è un’opera che necessita di abbondanti dosi d’ascolto per venirne a capo: questo affinché le canzoni scorrano fluidamente l’una dopo l’altra con la giusta continuità stilistica che, infatti, si può apprezzare solo dopo un po’ di passaggi. Uno stile sì potente, ma comunque prodotto in modo da realizzare un sound neutro e democratico; in cui, per l’appunto, non c’è uno strumento a farla da padrone. Le chitarre svolgono un lavoro esteso e qualitativamente buono, fra ritmiche complesse e soli arzigogolati; il basso di Luca Coppola, vero punto di forza dell’Annihilationmancer-sound, si svolge sinuosamente e poderosamente attorno ai pattern, sempre diversi, della batteria di Andrea Cannata. Masulli, ultimo ma non ultimo, interpreta assai bene la formula delle migliori ugole del genere, restando spesso vicino al cantato stentoreo tipico dell’U.S. power.
Anche le canzoni rappresentano un insieme più che discreto, in cui la tecnica strumentale, per fortuna, è a servizio della composizione. Brani quali “Etereo” e “Corner Of The Answers” più lineari e diretti, fanno da buon contrappeso a episodi come “The Involution Philosophy” e “Apolide”, spiccatamente complicati e ramificati, pur essendo, sempre, comprensibili nella loro lettura musicale; ricordando in taluni passaggi gli indescrivibili Heir Apparent di “One Small Voice” (1989) oppure gli spaventosi Dark Angel di “Darkness Descends” (1986).
Avendo alla base un songwriting così minuziosamente studiato e così composito, occorre ascoltare a fondo ciascun singolo pezzo, invece che tentare di descriverne i multiformi percorsi solo con le parole. Per questo, cito ancora “Reflected In Her Life” quale ballata strumentale dalla struggente melodiosità per lasciare alla sensibilità di chi ascolta la definitiva assimilazione di “The Involution Philosophy”.
Per chiudere, ripeto quanto scritto all’inizio: prima di alzare lo sguardo oltre-confine, osserviamo in patria. In questo caso, in questo periodo, è proprio in Italia che c’è un fulgido esempio di techno thrash da antologia: sono gli Annihilationmancer con il loro “The Involution Philosophy”.
Da non perdere.
Daniele “dani66” D’Adamo
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Track-list:
1. Antimateria (Intro) 0:32
2. Etereo 5:26
3. The Involution Philosophy 8:56
4. Apolide 9:08
5. Impoverishment God Existence 7:46
6. Corner Of The Answers 6:17
7. Reflected In Her Life (Instrumental) 2:58
8. Mind Surrounds, The Cavities Of Fear 7:16
All tracks 48 min. ca.
Line-up:
Bruno Masulli – Vocals, Guitar, Bass
Luca Coppola – Bass
Andrea Cannata – Drums