Recensione: The Jellyfish Is Dead And The Hurricane Is Coming

Di Fabio Vellata - 27 Novembre 2010 - 0:00
The Jellyfish Is Dead And The Hurricane Is Coming
Band: Herba Mate
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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80

Arriva dalla provincia di Ravenna (Castel Bolognese), questo nuovo, interessante, gruppo tricolore dedito ai suoni stoner più dilatati e stordenti, che va a rinforzare la corrente non vastissima nei numeri, ma di ottimo valore, dello stoner rock italico.

Con un originalissimo moniker ispirato da una particolare tisana d’origine argentina, gli Herba Mate proiettano la loro proposta entro un oceano di allucinanti suggestioni polverose e visionarie che, sin dal titolo del nuovo full length – secondo in carriera – danno il polso di un’identità artistica profondamente radicata nell’immaginario del desert rock americano.
“The Jellyfish is dead and the hurricane is coming”, si anima, infatti, di derive stilistiche che richiamano alla mente gli infiniti trip sonori di Hermano, Unida, Fu Manchu, Queens Of The Stone Age e – oltre ogni ragionevole dubbio – dei grandi capiscuola del genere Kyuss, catturandone con sorprendente efficacia atmosfere, sensazioni ed intensità.

Una produzione “autonoma” che colpisce e piace moltissimo in ogni particolare aspetto di cui è composta. Confezione curata nei minimi dettagli e di pregevole fattura (un originale digipack di notevole bellezza estetica), suoni vividi, dal caratteristico approccio live e dalla qualità comunque priva di incertezze, buona caratura strumentale e, non da ultimo, un talento di primo livello, centrato perfettamente sull’obiettivo e dotato di grande sensibilità per uno stile musicale inafferrabile e strisciante come lo stoner rock.

La musica degli Herba Mate è un concentrato di psichedelia, distorsioni e viaggi immaginari dall’inconfondibile sfondo rosso fuoco, dominati da potenti chitarre ribassate, basse frequenze e ritmi ipnotici e stordenti. Quasi assente la voce (su nove tracce, ben sei gli strumentali), usata per lo più quale semplice corollario di brani focalizzati su divagazioni dettate da trame musicali dal peculiare approccio al limite della sperimentazione. Addentrarsi nelle composizioni del gruppo romagnolo significa immergersi in un fluire di note dalla natura multiforme ed indefinita, priva di riferimenti fissi, cangiante al punto quasi da non apparire mai identica a se stessa ad ogni successivo ascolto.
Nell’ispirare le immagini di cui sono intrisi i pezzi è poi sicuramente d’aiuto la suggestiva copertina del disco: orizzonti in cui cielo e deserto regnano e si confondono, dominatori incontrastati di spazi infiniti e sfuggenti.

In un tale contesto, appare evidente come le singole tracce di “The Jellyfish is dead and the hurricane is coming” costituiscano una sorta di blocco unico dal quale appare sconveniente scorporare un elemento singolo. Al fine d’apprezzarne al meglio la musicalità, risulta, in effetti, del tutto prioritario porsi all’ascolto del disco nella propria interezza, lasciandosi avvolgere dalle spire di canzoni destrutturate e narcotizzanti, perfette per lasciare la mente libera di correre a briglia a sciolta.

Una tracklist dal minutaggio ben calibrato, sguscia senza intoppi presentandosi dal principio alla fine con sorprendente scorrevolezza e fluidità, scivolando tra immagini sabbiose e visioni abbacinanti.
Piace ad ogni modo segnalare due episodi in particolare, graditi più degli altri in virtù di una potenza descrittiva ed una personalità in qualche modo superiore. “Nicotine” e la conclusiva, lunga, “Sputnik”, rappresentano con particolare eccellenza l’arte dei bravi Herba Mate, ponendone in risalto in ugual misura i caratteri aridi e sperimentali e le sfumature di semplice piacevolezza d’ascolto che ben si bilanciano all’interno di tutto il disco.

Difficile trovare difetti in questa seconda opera degli Herba Mate, perfetta anche nella descrizione che gli stessi componenti del gruppo ne danno in biografia:

“Il nostro è fondamentalmente un hard rock costituito da un suono fisico, che richiama ambientazioni desertiche e rocciose dove regnano sovrani il sole e desolate e infinite dimensioni a perdita d’occhio”.

Desert rock in pratica. E di quello di primissima qualità.

Per contatti: herbamate@idea4usonly.com

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Tracklist:

01.    Machumba
02.    Imagrem
03.    Aragosta Vs. Panther
04.    **
05.    Nicotine
06.    Bugs
07.    1 to 65
08.    ***
09.    Sputnik

Line Up:

Andrea Barlotti – Chitarra
Alessandro Trerè – Basso / Voce
Ermes Piancastelli – Batteria
 

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