Recensione: The Journey

Di Leonardo Arci - 7 Giugno 2007 - 0:00
The Journey
Band: Ethernity
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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75

Ogni volta che mi trovo di fronte a band che si affidano ad un cantato femminile e che presentano una cover come quella scelta per questo “The Journey”, il timore di avere a che fare con l’ennesima band clone di Nightwish, Lacuna Coil e via discorrendo prende il sopravvento; inserisco quindi il CD di turno con una sorta di rituale scaramantico sperando che il mio sesto senso abbia, una volta tanto, fallito. Per fortuna questi giovanissimi belgi Ethernity non cadono nella tentazione, certamente attraente dal punto di vista economico, di seguire l’onda delle mode e ci propongono un interessante lavoro di power metal dalle forti connotazioni progressive.

Gli Ethernity nascono nel 2000 su impulso dei fratelli Spreutels (Nicolas – drums, Julien – keyboards), i quali si avvalgono della collaborazione di un loro cugino (François Spreutels, bassista) e di alcuni loro amici. Nel 2005 entra a far parte in pianta stabile nella band in qualità di cantante la giovanissima Julie Colin. Dopo aver rilasciato il demo “All over the World” nel 2005 e il singolo “Starlight” nel 2006, i nostri riescono ad autoprodurre il full length qui recensito. L’aspetto che più risalta ad un primo ascolto è la buona produzione che riesce a bilanciare alla perfezione tutte le componenti strumentali armonizzandole in modo ineccepibile con la voce eterea di Julie. Forse l’unica pecca riguarda il suono della batteria che in alcuni frangenti appare leggermente plastificata, ma si tratta di dettagli sui quali chiudiamo volentieri un occhio. Come detto gli Ethernity suonano un power metal melodico dalle intense tinte progressive, rintracciabili soprattutto nella struttura della canzoni che danno spesso risalto alle parti strumentali (lead guitar e keyboards) senza tuttavia trascendere in solipsismi fini a se stessi che potrebbero penalizzare il fattore immediatezza tipico del power melodico. Le orchestrazioni mai ridondanti, in particolare, danno alle tracce una venatura epica ed ariosa dai toni a tratti celebrativi che apprezzo in modo particolare perché non cadono nell’errore di rubare la scena alle ricercate linee vocali di Julie, che spesso sono velatamente malinconiche ed impreziosite da backing vocals maschili che danno più corposità ai chorus. Il songwriting in estrema sintesi è ricercato e curato in ogni dettaglio, merito delle indiscutibili doti creative di Nicolas, il vero leader del gruppo.

Già nella prima vera traccia (escludendo l’intro strumentale) Fly Away sono ravvisabili le caratteristiche del sound degli Ethernity: ritmi sostenuti e vari con tratti di doppia cassa sparata a mille, arrangiamenti tastieristici che “aprono” le atmosfere alla voce suadente di Julie, bell’assolo della lead guitar dall’impostazione neoclassica ed una sensazione complessiva di invidiabile compattezza. Nella successiva The Fallen One il suono delle chitarre appare più aggressivo ma nonostante ciò ben si sposa con le orchestrazioni sinfoniche. Anche in questo caso è da incorniciare la prova di Julie, in particolare il suo gusto personale nella definizione di linee melodiche di forte ed immediato impatto. The Winter Lullaby, così come la successiva Dreamcatcher, si lascia apprezzare per il suo coro che reputo il vero punto forte della canzone. Purtroppo il suono della batteria non mi convince appieno, se non fossi sicuro della presenza di un vero batterista penserei all’impiego di una drum machine. Ma come detto trattandosi di un debutto e di un’autoproduzione si tratta di una pecca trascurabile. Starlight è a mio avviso l’episodio migliore del lotto: musicalmente può essere vista come una canzone power abbastanza convenzionale riconducibile alle sonorità tanto care a Helloween e Stratovarius, sono tuttavia le liriche particolarmente evocative ed intense a catturare l’attenzione dell’ascoltatore. Last Wish presenta una struttura articolata e virtuosa mentre più ortodossa e canonica appare la successiva The Revelation. E’ il turno della ballad Miracles, molto dolce e emozionante che sfocia in un coro ipnotico e sognante, che culla l’ascoltatore sulle dolci note partorite dalla lead guitar di Steve Widart (che non fa più parte della band, sostituito da Gregory Discenza). Il pezzo finale è The Journey, una suite di circa 9 minuti con la quale i ragazzi mostrano una buona tecnica individuale, sia strumentale che compositiva, anche se evidenti appaiono ancora certi legami riferimenti al power scandinavo che richiamano alla mente band quali Stratovarius, Sonata Arctica e Dreamtale.

Dopo svariati ascolti si è fatta sempre più strada in me la convinzione che fino a quando esisteranno giovani band come questi Ethernity, spinti da pura passione e da una invidiabile padronanza dei rispettivi strumenti, il power metal, da tanti sbeffeggiato, non morirà tanto facilmente.
In chiusura di recensione ricordo che i fratelli Spreutels recentemente sono entrati a far parte anche dei connazionali Magic Kingdom: un’ulteriore dimostrazione della loro bravura e di una carriera in costante ascesa. Avanti così!

Leonardo Arci

Tracklist:
Prelude
Fly Away
The Fallen One
Winter Lullaby
Dreamcatcher
Starlight
Last Wish
The Revelation
Miracles
The Journey

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