Recensione: The King of Hell
Primo, vero, album di inediti dopo la rentree in casa Helstar di 4/5 della formazione che diede alla luce il capolavoro Remnants of War, del 1986. All’appello manca solo il batterista Rene Luna che, nell’occasione, è stato rimpiazzato da Russel DeLeon. Per il resto è tutto come a metà anni Ottanta: James Rivera(voce), l’altro caposaldo nonché membro fondatore Larry Barragan(chitarra), Robert Trevino (chitarra) e Jerry Abarca(basso). Il nuovo The King of Hell esce un anno dopo Sins of The Past, definito dalla stessa band una sorta di “Best of risuonato” e da intendersi come il warm-up di turno per saggiare se il mercato possedeva ancora la giusta, sana, voglia di Helstar.
La title track, posta in apertura, mette subito le cose in chiaro: strafottuto HM americano in pieno stile Helstar, quindi voce trapanante di James Rivera che detta legge intrecciata da cambi di tempo velocissimi a opera delle due chitarre, con più di un passaggio in ambito Thrash puro, nel segno di Slayer e Over Kill. Ancora asce di discendenza Hanneman/King in The Plague Called Man, un’altra mazzata senza macchia e senza paura che fa della potenza il proprio must. Tormentor, già presente su Sins of the Past del 2007 in veste di new entry, convince appieno oggi come un anno fa, grazie a un bridge d’acciaio che si stampa in testa al primo ascolto, When Empires Fall passa senza impressionare, Wicked Disposition è un torrenziale esempio di brano dove le chitarre “grattugiano” che è un piacere, anche se alla fine solo quello balza alle cronache.
Caress of the Dead, l’altro estratto dal disco precedente è “pesantemente nella norma”, Pain Will be Thy Name risulta tanto ignorante quanto i peggiori Exciter anni Ottanta – in senso iper-iper-iper-buono, si intende! – con James Rivera a fare il Dan Beehler dei tempi d’oro. Per chi scrive l’highlight assoluto del disco, proprio perché totalmente inaspettato quanto bestialmente terremotante e fuori tempo massimo. In My Darkness cotituisce l’episodio ragionato di The King of Hell e capita a fagiolo dopo ben sette porzioni di heavy metal pesanti come il ghiandone (il granito della Val Masino) e si chiude, ancora all’insegna della violenza a stelle e strisce, con i quasi nove minuti di The Garden of Temptation, brano caratterizzato da un rifferama affilatissimo a la Megadeth e dalle urla provenienti direttamente dai più biechi gironi infernali da parte dello storico vocalist, ex Vicious Rumors.
Da sottolineare il grandissimo il lavoro delle due asce a servizio dell’economia generale di un album massiccio, grondante HM viscerale, ricco di riff spaccamontagne, che solamente a piccolissime dosi pecca nel songwriting e di rado concede grandi impennate, proprio perché alla fine, The King of Hell va preso e apprezzato in toto, esattamente come i blocchi di roccia ignea intrusiva felsica di cui sopra.
Whellcome back, Helstar!
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Tracklist:
1. The King of Hell
2. The Plague Called Man
3. Tormentor
4. When Empires Fall
5. Wicked Disposition
6. Caress of the Dead
7. Pain Will Be Thy Name
8. In My Darkness
9. The Garden of Temptation
Line-up:
James Rivera – Vocals
Larry Barragan – Guitar
Robert Trevino – Guitar
Jerry Abarca – Bass
Russel DeLeon – Drums