Recensione: The Labyrinth Of Penumbra
Perdonate l’esordio di critica con una affermazione in prima persona, ma è giusto anche che voi lettori sappiate che, tendenzialmente, sono abbastanza ‘pesantino’ con i voti quando si tratta di buttar giù qualche riga su dischi i cui contenuti cavalcano l’onda del momento e che nulla osano in termini di ricerca compositiva (…diciamo che non mi piace regalare nulla a nessuno e lo dico con presunzione di mediocre giornalista e scarso musicista).
Premessa fatta, veniamo ai fatti. Quando si parla dell’interessante proposta musicale dei Psilocybe Larvae, non ci riferiamo a completi stravolgimenti delle ‘linee guida’ che un movimento di grandi musicisti che hanno fatto la storia usa per ispirare i propri discepoli. C’è chi vi si uniforma in tutto e per tutto, c’è chi ne trae particolare ispirazione, ma rende il proprio sound comunque esclusivo, c’è anche chi, inconsapevolmente, crea dai propri strumenti un suono talmente interiorizzato da non poter essere additato a clone di un qualcosa, sebbene partorito da mille ispirazioni. Forse quest’ultimo ‘modus componendi’ è la fortuna più preziosa che un gruppo possa trovare. Vero è che, nella maggior parte dei casi, chi riesce a creare qualcosa di nuovo, pur pregna di ispirazioni, possiede un bagaglio tecnico notevole. Ma non è sempre vero. Parlando in termini generali, senza per questo inquadrare nessuno all’interno di un perimetro limitato, si pensi ai primi Napalm Death, Disharmonic Orchestra o ai Bathory, che non erano di certo dei fenomeni sotto il profilo della padronanza degli strumenti, ma sapeveno ispirare come pochi. Per contro, si pensi agli Arcturus, ai Watchtower, ai Believer, ai Voivod, ai Cynic e chi più ne ha più ne metta. Questa, gente invece sì che ci sapeva fare (…eccome!), e pure qui ci troviamo di fronte ad altrettante porte da aprire e da scoprire. Perché questa premessa? Perché al giorno d’oggi di ‘novità’ ce ne sono sempre meno. Perché i russi Psilocybe Larvae, che con “The Labyrinth Of Penumbra” piazzano il quarto sigillo discografico sul loro curriculum, sono una di quelle band che capita sul mercato non molto frequentemente.
I nostri propongono una musica intensa e ricca di contenuti, ritmici, tecnici ed armonici. Riescono a ricreare atmosfere ansiose, grigie e ricche di strisciante pathos, così come deflagrano con aggresività e slanciato dinamismo in sezioni dall’impatto efficace e mastoso. L’uso delle tastiere, il costante e ricercato disequilibrio tra parti distorte ed acustiche, tra un cantato veemente, ibrido tra il growl e lo scream, e un raffianto ed espressivo pulito, rende “The Labyrinth Of Penumbra” un prodotto davvero esclusivo, companatico per chi, comunque, a fine giornata desidera sedersi sul divano e consumare con orgasmico piacere i lavori di grandi maestri del calibro di Opeth, Katatonia e Novembre (ognugno con il proprio stile) piuttosto che dei Forest Stream (guarda caso, pure quest’ultimi russi e che nel 2009, fecero uscire lo straordinario “The Crown of Winter”). Oggi, con “The Labyrinth Of Penumbra”, avete una scelta in più in tal senso.
Non si deve nemmeno tralasciare il fatto che, sopratutto per quanta riguarda l’approccio doom, il quintetto di San Pietroburgo riesca a ricreare quell’atmosfera quasi ipnotica che lega con sadico magnetismo l’attenzione al flusso di suono uscente dal lettore. Infine, quel pizzico di gothic moderno che ricama gli arrangiamenti lega chimicamente le intuizioni all’aspetto maestoso ed arioso di maggior parte dei passaggi musicali qui definiti. In aggiunta a tutto ciò, ai già raffinati contenuti, s’aggiunge il fatto che nelle trame liriche pulsa un complesso concept album trattante il tema dell’ossessività e del disorientamento che portano alle scelte estreme della vita.
Riuscito o no che sia, il risultato è certamente stato partorito da una attenzione notevole per i particolari che, a nostro parere, sono stati perfettamente legati gli uni algi altri in un’armonica fusione di idee che raramente si riscontra, sopratutto a livello di band underground.
Produzione e parte grafica sono invece, forse , gli elementi più ‘ordinari’. La prima appare un po’ ovattata (usati cuffie e impianto di proprietà, nulla di trascendentale!), mentre, consiglio da gusto personale, sarebbe stata più oppurtuna una scelta di suoni tendente al pulito, tanto per far risaltare la qualità del songwriting. Relativamente alla grafica, beh… si poteva fare di più! Il booklet appare scarno e l’artwork, in generale, dà l’idea d’esser stato progettato di getto (bella invece la copertina!). Certo, si sta raschiando il fondo del barile, ma ad opere ambiziose, deve necessariamente comportare, per rispetto, un’analisi a tutto tondo.
Non c’è molto altro da dire se non fare dei sinceri complimenti a una band che sembra aver intrapreso un percorso importante così come merita un plauso l’etichetta, capace di pescare dall’infinito panorama una proposta così valida e ricercata. A questo punto arrivati, l’unica cosa che c’è da augurarsi è che tale non sia stata un fuoco di paglia, bensì una vera ispirazioni o se preferite il punto di partenza di una carriera che potrà regalare agli appassionati della musica, quella di qualità, molti e molti ascolti indimenticabili e, perché no, una successione di futuri successi targati Psilocybe Larvae.
Nicola Furlan
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Tracce:
01. Soul Trekking
02. Haunting
03. Shining Shambahla
04. Trial by Fire
05. Into the Labyrinth
06. Contemplation
07. Fortress of Time
08. River of Remembrance
09. No Escape
Formazione:
Alex Legotin: Basso
Alan: Batteria
Andrey: Chitarra
Chaos: Tastiere
Larv: Voce, Chitarra