Recensione: The Last Day
Nome originale e diverso dal solito, genere molto conosciuto, sfruttatissimo e già proposto in centinaia d’altri album.
Una frase ed una descrizione semplice, per dare l’idea di quello che offrono i Sanction-X, newcomer tedeschi dediti agli ormai collaudatissimi dettami cari a quel tipico metal melodico che, troppo spesso ed erroneamente, viene confuso con il power classico, genere da cui si differenzia per cadenze di solito meno urgenti e per i non pochi punti di contatto con le armonie dell’hard rock.
Fonti d’ispirazione, sono senza dubbio da ricercare nei nomi dell’onnipresente R.J.Dio (o meglio ancora in questo caso, dei suoi figli adottivi Astral Doors), di Tony Martin – evidenti muse del singer Ebby Paduch – dei Black Sabbath meno sulfurei e, risalendo alla radice di un suono tastieristico divenuto poi cavallo di battaglia dei celebri Stratovarius, nella produzione di Yngwie Malmsteen periodo “Eclipse”, non per nulla, citato tra le maggiori influenze del gruppo bavarese.
Il risultato, messo in opera attraverso doti tecniche di buona qualità, è un heavy dalle sfumature il più delle volte drammatiche, dai ritmi scanditi e tambureggianti che consentono di percepire una persistente aura volutamente epica, ricca di atmosfere che ben di rado indugiano in momenti solari o troppo briosi.
Motore principale del suono made in Sanction X, sono essenzialmente i riff ed i solo del guitar player Robby Böbel, che ad ogni modo, perderebbero gran parte della propria efficacia in assenza dell’ottimo lavoro delle tastiere di Ben Eifert, insospettabili, mai invadenti, ma assolutamente preziose e fondamentali per la costruzione del clima talvolta evocativo ricercato nei brani proposti.
Di certo rilevante inoltre, il contributo del già citato singer Ebby Paduch, emulo del grande R.J.Dio e dalle corde vocali decisamente adatte per lo stile scelto dalla band germanica.
Le tracce assemblate, aiutate da una produzione potente e corposa, riescono a fornire qualche spunto di buon interesse.
Pur nella più totale assenza d’originalità, episodi esemplificativi come “Alone Again”, “Demon’s Dance” e “The Last Day”, riescono a raggiungere l’obiettivo di lasciarsi ascoltare con un certo piacere, dando la netta sensazione di avere a che fare con musicisti senza dubbio non alle prime armi ed in possesso di qualche valida carta da mettere sul tavolo.
Penalizza un risultato non miracoloso ma comunque accettabile, la grave carenza di dinamismo percepita in alcuni tratti del disco, elemento che, come sperimentato in numerosi altri casi similari, non aiuta ad incrementare la fruibilità dell’album, lasciando in pegno alla monotonia situazioni che avrebbero potuto condurre ad esiti di miglior profilo (la conclusiva “Fly Away” è significativa in tal senso).
Non un debutto malvagio insomma.
Suoni ben congegnati ed una solidità di tutto rispetto mettono in luce una band organizzata, cui purtroppo, manca davvero tutto in termini di personalità e capacità di farsi riconoscere in mezzo ad un mare di gruppi – clone.
La prima prova sulla lunga distanza, appare pertanto affare più per neofiti da poco addentratisi alla scoperta del melodic metal di stampo vagamente epico, piuttosto che per navigati e critici esperti del genere, cui “The Last Day” potrebbe risultare, dopo un paio di semplici passaggi, come una collezione di clichè strasentiti e corrosi dal tempo, nemmeno lontanamente paragonabili agli originali.
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Tracklist:
01. The Calling
02. When Fire Will Touch The Night
03. Demons’ Dance
04. Eyes Of A Stranger
05. Alone Again
06. Feelings Came To Me
07. Reason Why We Were Born
08. The Eyes
09. The Last Day
10. Eternal Light
11. Fly Away
Line Up:
Ebby Paduch – Voce
Robby Böbel – Chitarra
Roberto D’Amico – Basso
Ben Eifert – Tastiere
Peter Langer – Batteria