Recensione: The Last Gasp
Tadaaah!
E’ arrivato (quasi) il natale e in pieno spirito natalizio, con il loro carro trainato da renne, sono arrivati anche gli
Impaled. Si sono fatti attendere un po’, ma siamo contenti lo stesso. The Last Gasp
è il primo disco dopo la parentesi altisonante con la Century Media, rapporto che ha dato i suoi frutti sotto forma di
Death After Life, un album che ha diviso critica e pubblico ma che ha segnato indubbiamente un calo di tono rispetto ai vecchi, leggendari lavori. Mollata la Century Media e abbracciata la piccola Willowtip Records, i nostri quattro californiani sembrano finalmente essere inciampati in un filone d’ispirazione particolarmente prolifico.
Già dalla copertina ho cominciato a pensare ai bei tempi di Medical Waste o lo splendido
The Dead Shall Dead Remain, e questo buon presentimento si è confermato con l’ascolto. La miscela è sempre la stessa: del buon vecchio death metalgoregrind, in stile “Necroticism” dei Carcass e Exhumed. Le parti vocali “simil-Jeff
Walker” sono curate da Sean McGrath e quelle gutturali da Ross Sewage (ebbene si, non c’è traccia del growl “medio” dei lavori passati, quindi niente triple voci). Per quanto riguarda la musica, però, questa volta ci sono delle differenze nello stile che non mi sarei aspettato assolutamente. Anzitutto, le influenze black metal e thrash si sono fatte molto più marcate rispetto al passato, lasciando intravedere lo spettro dei cuginetti Ghoul della Creepsylvania. I tempi cadenzati sono aumentati in maniera esponenziale mettendo in secondo piano i blast beat; le parti di chitarra, da sempre punto forte del gruppo, in alcune tracce si sono abbandonate in riff rubati pari pari dalla scena black, mentre in altre hanno attinto abbondantemente dalla Bay Area.
Tracce come The Visible Man e All Gut No Glory sono infatti quelle più inusuali, che dimostrano la voglia degli
Impaled di evolversi, mentre perle come Up The Dose e Sickness is Health sembrano resuscitate da
Mondo Medicale, per la gioia dei più (tra cui io). E’ questo il pregio maggiore di questo album, assieme ovviamente alla buona qualità delle composizioni: il fatto che ci siano diversi tipi di canzoni con approcci totalmente diversi fa si che la noia, sempre la peggiore nemica di questi album, non si presenti neppure alla porta, permettendo ascolti ripetuti senza nessun problema. Due parole per la produzione che non è ottima ma è comunque buona, senza infamia e senza lode, con suoni abbastanza nitidi anche se leggermente confusionari in certi intrecci di chitarre.
Certo, gli Impaled sarebbero stati in grado di andare a copiare pari pari le vecchie glorie, su questo non ci sono dubbi. Avrebbero potuto ripescare e riciclare i riff di sicuro successo che avevano già sfornato, oppure avrebbero potuto copiare dai capostipiti come è solita fare la maggioranza dei gruppi gore, ma non lo hanno fatto. Gli
Impaled hanno osato, si sono messi in discussione e, secondo me, hanno avuto successo.
The Last Gasp non è certamente una pietra miliare e non insegna niente, ma fa prendere una certa dose di aria fresca in un genere dove, da tempo, se ne sente proprio il bisogno.
Michele “Panzerfaust” Carli
Tracklist:
1. G O R E
2. Sickness Is Health
3. The Bisible Man
4. You Are The Dead
5. All Gut, No Glory
6. Up The Dose
7. Torture Of Duty
8. Masters Of Ordure
9. Right To Die
10. Dawn Of The Dread
11. The Last Gasp