Recensione: The Linear Scaffold
Ecco uno dei miei capolavori preferiti, forse il miglior lavoro mai registrato da Cornelius e Lazare. Colpi di scena improvvisi e lacrime, questi gli ingredienti principali di un album angosciante e bastardo come The Linear Scaffold. Iniziamo dalla fine, ma prima un piccolo accenno all’Avantgarde, regista di una produzione sensazionale.
L’ultimo brano, When The Moon Is On The Wave, rappresenta l’essenza di questo album. Le lyrics sono state strappate con dolore al famoso poeta britannico Lord Byron (1788-1824) e interpretate con un ultimo respiro nella traccia più lunga del disco: violenza e pianoforte, una voce angosciante e sottile, solo le vostre orecchie potranno giudicare. Rapidi cambi di scena in cui vi sentirete soli, in silenzio, e subito dopo trasportati da una corrente di aria gelida, verso ritmiche acide e veloci.
Giunti a questo punto avrete già ascoltato un altro pezzo grandioso come Countryside Bohemians, esempio di come questi due mostri dell’arte riescano a passare da atmosfere cantate quasi sottovoce a momenti in cui quanto costruito nei secondi precedenti viene distrutto con spaventosa violenza. Proseguendo verso la prima traccia troviamo anche Red View: un pentolone bollente di voci pulite e non, distorsioni e istanti di silenzio assoluto, persino uno scacciapensieri siciliano. Vi assicuro che alla fine vi sentirete nutriti da tanta cattiveria.
La prima traccia non fa altro che preannunciare la bellezza dell’intero album, mentre Philosophical Revolution riprende i nomi dei più grandi filosofi della storia, per difendere l’arte della riflessione intellettuale.
Penso che sia il tipico album per cui non basti una semplice recensione a testimoniarne la grandezza, a voi dunque le conclusioni.
Tracklist:
1. Jernlov
2. Philosophical Revolt
3. Red View
4. Floating Magenta
5. The Macho Vehicle
6. Countryside Bohemians
7. Tequila Sunrise
8. When the Moon is on the Wave