Recensione: The Loss and Redemption

Di Daniele D'Adamo - 17 Gennaio 2025 - 0:00

Ancora una volta, la Finlandia partorisce una band di melodic death metal. Trattasi, in questo caso, dei Thy Kingdom Will Burn, giunti con “The Loss and Redemption“, al terzo full-length in una carriera cominciata nel 2016 in quel di Kouvola.

Death melodico dei mille laghi. Così è definita, in particolare, la denominazione di uno stile che obiettivamente trova riscontro esclusivo nel Paese nel Nord europeo. La matrice di base che suggerisce i dettami per elaborare i vari generi musicali non ha dubbi: solo lassù si trovano le emozioni più profonde che generano, a ondate, malinconia e groppo alla gola.

Il venti gelidi che spazzano le pianure lacustri portano con sé, infatti, gli elementi fondativi affinché coloro che che decidano di mettere su un act possano cercare i dettami di cui si è detto. Operazione tuttavia inutile. Perché? Perché tutto ciò che concerne questo thousand lakes melodic death metal è insito nel DNA di ogni abitante la Nazione scandinava.

Così, i Thy Kingdom Will Burn s’immergono in se stessi per frugare fra le proprie molecole allo scopo di estrarre i frammenti fondativi di uno stile potente, massiccio, assai ricco di variazioni sul tema. Stile che non aggredisce chi ascolta ma, anche se a volte diviene piuttosto aggressivo (“Dreams of Calamity“), cerca di entrare nel suo cuore, nella sua anima, negli abissi del suo più profondo essere. Sì che, in questa fase onirica, egli possa immaginare le infinite lande che caratterizzano la Finlandia in maniera univoca al Mondo.

La foggia musicale, come s’è detto, non regala niente e a nessuno in fatto di carattere, varietà, possanza, capisaldi inamovibili che ne determinano l’unicità. Con che, anche, l’esplicitazione della presenza di un livello tecnico/artistico enorme, ai massimi livelli in gioco per tutti coloro che scelgano questa strada per sviluppare la propria arte.

Nel suo complesso, “The Loss and Redemption” è talmente pieno di musica che occorrono numerosi passaggi per assorbirne la materia e mandare a memoria le canzoni. A un primo ascolto, stranamente, il disco appare piatto e scontato. Ma, ripetendo avanti e indietro il percorso che da “Perpetual Void” porta a “Sydänyö“, a poco alla volta esplode, deflagra una meravigliosa musicalità agganciata alle mille melodie che sono sparpagliate a profusione nel platter, come se fossero state seminate da mano ferma e sicura.

È così è, poiché la formazione delle aurore boreali è composta musicisti dal taglio totalmente professionistico. Fattispecie che funge da base per erogare nell’atmosfera le meravigliose melodie che scappano dall’LP. Sami Kujala, cantante dal growling delicato, con la sua chitarra e quella di Esa Virén – e con l’aiuto di possenti orchestrazioni – sviluppa una quantità spaventosa di armonie dall’umore vagamente triste, dal taglio fortemente nostalgico, che inducono l’udire perpetuo.

Ovviamente è impossibile citare ogni evento in cui è presente qualche dorata melodia. Quel che si può affermare è che “The Loss and Redemption” è un lavoro perfetto per ciò che avevano in mente Kujala e compagni. Non manca anche un pizzico di folk in “Obscure Existence” tanto per dimostrare un elevatissimo talento compositivo a tutto tondo. Il quale rende lucide e dorate tutte le canzoni dell’album.

Come accade per esempio in “They Have Come” e nella già citata “Sydänyö“. Tenendo conto che si è in ambito di metal estremo, la prima è una hit (sic!) dal trascinante refrain che difficilmente si staccherà dalla scatola cranica. “Sydänyö“, invece, comincia con incedere duro e marziale, per poi diluirsi nei colori dell’arcobaleno, emanando un ridda straordinaria di singhiozzi emotivi dalla rara bellezza, testimoniando una dose non indifferente di assoluta genialità creativa.

The Loss and Redemption” è un CD che dimostra senza ombra di dubbio che il melodic death metal non morirà mai e anzi può trovare diversi temi da affrontare, sia per quanto la musica (thousand lakes melodic death metal), sia per quanto i testi. Perlomeno sino a quando ci saranno gruppi dall’esorbitante qualità e ingegno come i Thy Kingdom Will Burn.

Daniele “dani66” D’Adamo

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