Recensione: The Love Goes On
La qualità ed il valore si riconoscono a prima vista.
Un paio di accordi ed un accenno di ritornello e già s’è capito tutto: si tratta di musica che vale la pena ascoltare.
Sono solo quattro gli album prodotti in carriera da Michael Thompson con la sua MTB. Pochi, se considerata la lunghezza di un’esperienza musicale lunga quasi cinquant’anni. Sufficienti però per scolpire il marchio di Thompson nell’empireo delle leggende del rock adulto. O, ad essere precisi, dell’AOR westcoastiano.
In molti venerano l’esordio della Michael Thompson Band come uno degli album più riusciti d’ogni tempo mai ascoltati nel genere.
Un dato di fatto incontestabile. Come è palese e solare il talento cristallino del chitarrista americano.
Va da se che ad ogni uscita, il pensiero ed il paragone corra sempre a rifugiarsi nel 1989, anno di pubblicazione proprio dell’immenso “How Long”.
Un paragone periglioso che rischia spesso di giocare brutti scherzi: difficile ripercorrere la medesima grandezza di un disco semplicemente perfetto.
Per nostra fortuna, il buon maestro delle sei corde non ha mai perso la magia, riuscendo – nelle rare uscite discografiche – a dispensare con costanza un po’ della sua immensa destrezza.
È così anche per “Love Goes On”, disco che, complice il ritorno del singer del debutto Moon Calhoun, è forse quello che più s’avvicina alle atmosfere del fondamentale “How Long”.
Un album fatto di sensazioni rarefatte e cristalline. Rassicuranti, calorose, suadenti, evocative.
Come una brezza estiva carica di ottimismo che suggerisce immagini oniriche e sognanti.
In una sola definizione, l’essenza più pura della Westcoast.
Ovviamente, replicare l’eccezionale unicità dell’esordio di fine ottanta è un compito umanamente impossibile. Alcuni pezzi tuttavia provano ad andarci almeno vicino. A volte, addirittura con discreto successo.
La classe superiore di Thompson garantisce buon gusto ed eleganza; la voce di Calhoun, ancorché un po’ modificata dal trascorrere del tempo, lega fra di loro le due epoche facendo rivivere un po’ di quel sogno ad occhi aperti che era stato “How Long“.
L’iniziale title track centra subito il bersaglio, preparando l’orecchio alla successiva “Whispers and Dreams”. Una canzone che riesce realmente a riconnettere la memoria con i fasti del passato, dipingendo una melodia delicata che nell’incedere sembra gemella della mitica “Give Love a Chance“. Incantevole delizia per l’anima.
“What Keeps You Alive”, “Just What it Takes”, “Out of Nowhere” e “My Forever June”, sono, in ordine sparso, altri momenti in cui l’altissima statura artistica di Thompson e Calhoun si rivela appieno, modellando un disco denso e stratificato, ricco di particolari, sottigliezze, sfumature ed arrangiamenti ricercati.
Rimarchevole inoltre la conclusiva “Wheelchair”, gran bella canzone dai contorni autobiografici (Calhoun è costretto in sedia a rotelle da anni a causa di un grave incidente ciclistico avvenuto a metà dei ’90), originariamente inclusa nella ristampa dell’esordio a cura di Frontiers.
Non bastano pochi ascolti per apprezzare le tante gradazioni di colore che caratterizzano una creazione di Michael Thompson. C’è parecchio da scoprire, assaporare ed imprimere nella memoria anche in “Love Goes On”, album che in tutta onestà – complice supponiamo, la ritrovata alchimia con i sodali di un tempo – ci è parso alquanto più ispirato del suo predecessore datato 2019.
A farsi incantare da prodotti di questo tipo, improntati esclusivamente sullo stile di melodie avvolgenti e fascinose, sono rimasti purtroppo in pochi. Ma per quei pochi, il nuovo incontro con la classe infinita di Thompson, Calhoun, Croucier e della MTB sarà ancora una volta motivo di grandi e corpose soddisfazioni.
Westcoast nella sua espressione di massima efficacia e passionalità.