Recensione: The Lurking Shadow of Death

Di Gianluca Fontanesi - 1 Ottobre 2024 - 0:41
The Lurking Shadow of Death
73

Il traguardo del terzo album è sempre considerato come uno di più importanti per una band, gli Ars Veneficium lo sanno bene e si ripresentano al pubblico con un lavoro di tutto rispetto. The Lurking Shadow of Death entra già a gamba tesa con l’artwork, che sembra rimandare alla collina delle croci di Šiauliai in Lituana circondata da ogni tipo di macello. Non c’è quindi trucco e non c’è inganno, sappiamo già cosa andremo ad ascoltare e il disco fa proprio questo: quaranta minuti di black metal di ottimo livello, in your face e senza troppi giri di parole.

Sono sette i brani proposti in questa sede e il modus operandi degli Ars Veneficium rimane sempre invariato. Sette missili terra aria che vi colpiranno senza possibilità di scampo, con una velocità e una ferocia quasi d’altri tempi. La maggior parte delle strutture è quindi in blast beat, con i riff di chitarra perennemente in tremolo che sciorinano e macinano melodie sempre al servizio dei brani. La voce è un buon ibrido tra scream e growl e risulta funzionale anche se non sempre eccellente, e le linee vocali sono con buona probabilità il punto debole dell’opera, con sì tanta attitudine ma una timbrica che a volte risulta fin troppo stridente e costringe l’attenzione dell’ascoltatore a focalizzarsi più sulle chitarre. La sezione ritmica invece è perennemente sugli scudi e dosa molto bene sia la tecnica che la pura ignoranza; si amalgama benissimo con le sei corde e offre anche momenti con dei groove piuttosto riusciti.

The Lurking Shadow of Death è un’esplorazione cosmica in ogni caso riuscita e in grado di dare molte soddisfazioni; se siete quindi fan di Antzaat, Bloedmaan, Hammerstorm e compagnia belga andante, qui troverete pane per i vostri denti e anche l’ennesima scusa per farvi venire il torcicollo con del sano headbanging. Qui non ci sono filler, ci sono pochissimi accenni di clean vocals e qualche sporadica sperimentazione; la parte preponderante rimane ovviamente un sano black metal con ottime melodie e tanti pugni in faccia. Prendere o lascare. Noi prendiamo.

 

 

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