Recensione: The Magic of the Wizard’s Dream
Dopo mille peripezie finalmente giungo in possesso del tanto bramato (almeno nel mio caso) supporto ottico, conscio del fatto che di materiale inedito al suo interno ce ne sia davvero poco, ma nonostante tutto fiducioso che quel “poco” possa rivelarsi una bella sorpresa per tutti i fans me compreso.
Non vi è dubbio che una rapida occhiata alla track list possa generare, ancora prima di inserire il cd nel lettore, la sensazione (non del tutto infondata) che l’ascolto del singolo si rivelerà pesante, ragion per cui effettivamente ne consiglio fin da subito l’acquisto solo a coloro che seguono fedelmente la band, dirottando gli eventuali “curiosi” verso il full lenght Symphony of Enchanted Lands pt.2 – The Dark Secret uscito qualche tempo fa e dal quale The Magic Of The Wizard’s Dream (da ora in avanti TMOTWD) è stato estratto.
In tutta onestà infatti, ritengo che il prodotto in questione, considerato anche il rapporto contenuto/prezzo, possa soddisfare appieno solo coloro che saranno in grado di cogliere le sfumature fra le varie edizioni della titletrack e che potranno in un certo senso considerarsi degli eletti dal momento che la loro fedeltà verrà ampliamente ricompensata dall’ultima traccia intitolata Lo Specchio d’Argento.
Procediamo con ordine e partiamo con l’esaminare minuziosamente un platter che arriva nei negozi nell’ormai consueta doppia edizione: quella liscia contenente un solo inedito ed un minor numero di versioni di TMOTWD e quella limitata impreziosita da una confezione cartonata contenente la titletrack in ben sei versioni più due inediti; naturalmente prenderemo in esame l’edizione limitata.
La prima song è la versione inglese di TMOTWD, che si differenzia da quella contenuta originariamente nel full lenght soprattutto per la partecipazione straordinaria di Mr. Christopher Lee che per l’occasione sfoggia le sue ottime doti di tenore affiancando un Fabio Lione davvero in forma smagliante.
La maniacale dovizia con la quale in sede di produzione sono stati curati anche i più piccoli particolari e l’arrangiamento, adattato all’impronta qui marcatamente più sinfonica e teatrale rispetto all’originale, fa si che la qualità del brano risulti migliorata per quel che concerne la resa sonora.
La chitarra classica con la quale Turilli accompagna l’esecuzione ed il flauto di Manuel Staropoli incorniciano la maestosità di quello che a questo punto somiglia ad un pezzo d’opera piuttosto che ad un normale brano dei pur da sempre sinfonicissimi Rhapsody.
Inutile aggiungere quanto risulti prezioso il supporto di un’orchestra formata da ben 40 elementi e più di 20 coristi, fattore che mantiene sempre alto il tasso di “epicità” dell’insieme.
Seguono in ordine le versioni italiana, francese e tedesca sulle quali non vi è molto da dire se non che va sempre e comunque premiato l’intento di una band che vuole omaggiare i fans, offrendo loro la possibilità di ascoltare i propri beniamini cantare nella propria lingua, anche se per ragioni di metrica talvolta vengono letteralmente stravolti i testi.
Per l’occasione i nostrani Rhapsody si avvalgono della collaborazione di Nadia Bellir per la traduzione francese e di Ylva Neumann e dello stesso Sascha Paeth (coproduttore) per quella tedesca, mentre della versione italiana se ne è occupato, naturalmente, Luca Turilli.
Giungiamo quindi alla traccia numero cinque, un’ennesima versione presentata come “orchestrale” che genera proprio da questo suo appellativo qualche piccola perplessità:
che ragione c’è, infatti, di produrre un’ulteriore versione orchestrale di un pezzo che nasce già tale e per di più presente in ben 4 lingue diverse?
Bisogna avere davvero un orecchio fino per poter cogliere ed apprezzare le differenze fra quanto finora ascoltato, a patto di conservare quel briciolo di pazienza in più per farlo.
Diciamo che l’impressione immediata è che venga un po’ semplificato l’arrangiamento del brano e che in complesso suoni un po’ più lento delle altre versioni, ma sull’utilità della sua presenza in un tale contesto permangono seri dubbi.
Se la quinta traccia risulta essere una prova per veri duri, la sesta si guadagna il ruolo di “traccia da saltare a piè pari”…. Si tratta della medesima canzone contenuta in Symphony Of Enchanted Lands II, già commentata in sede di recensione del sesto full lenght (considerando anche Rain Of A Thousand Flames) sfornato da Turilli e soci, ed alla quale si rimanda per qualsiasi ulteriore informazione in merito.
La settima traccia è la “powerissima” ed inedita Autumn Twilight, brano i cui riff sembrano provenire direttamente dall’album Power Of The Dragonflame e che riporta l’ascoltatore alle melodie dei lavori rhapsodiani appartenenti al passato più recente della band. Una sorta di “summa” di tutto quello che fino ad oggi è stato proposto e che trova il suo limite proprio nella sensazione di deja-vu che assale l’ascoltatore fin dalle prime battute.
Eccoci finalmente giunti alla “chicca” che da sola vale la spesa per il CD, la ciliegina sulla torta che guarnisce l’insieme, riempiendo un bicchiere che altrimenti potrebbe risultare mezzo vuoto, la perla di cui si è accennato in apertura e che spiazza letteralmente l’ascoltatore, offuscando oltremodo tutte le tracce contenute nel singolo: Lo Specchio D’Argento.
Dimenticatevi del power, dimenticatevi del metal e lasciatevi cullare dalle melodie di chiarissimo stampo branduardiano che si intersecano perfettamente ad inserti medievaleggianti che ricreano un’atmosfera sospesa fra il reale e l’impalpabile.
Un Lione davvero ispirato vi condurrà ben lontano da draghi, spadoni o libri maledetti, per raccontarvi una sorta di favola dal sapore dolce-amaro, incentrata su di un uomo giunto alla fine del suo percorso terreno, che rievoca dalla propria immagine riflessa in uno specchio, le memorie di una vita intera.
Sembrerà strano, ma a parer mio, The Magic Of The Wizard’s Dream acquista valore e ragion d’essere più da quest’ultima sua traccia di scuola branduardiana che dalla stessa titletrack, quella che voleva essere il pezzo forte del singolo.
Prima di assegnare il voto finale, vorrei spendere due paroline in merito al booklet, o meglio alle foto in esso contenuto; in copertina infatti oltre all’orchestra, Luca, Alex, Mr. Lee, Fabio e Manuel si scorge a malapena in alto a destra la testa di Holzwarth mentre resta del tutto tagliato fuori dai giochi il povero Guers, probabilmente (volendomi proprio sforzare a non pensar male) “impallato” nell’inquadratura dall’imponente figura di Christopher Lee (ci credete davvero???)… ma come si giustifica la totale assenza sia di Holzwarth che di Guers nell’immancabile foto di gruppo?
Inutile dire quanto risulti deludente questa mancanza di considerazione da parte dei due leaders della band verso dei grandi professionisti quali ritengo siano Alex e Patrice, il primo in forza ai Rhapsody già dai tempi di Dawn Of Victory ed il secondo aggregatosi alla truppa subito dopo Power Of The Dragonflame e regolarmente presente nella lineup ufficiale con Symphony Of Enchanted Lands II.
Semplice svista o arcano presagio? Chi vivrà vedrà.
Vincenzo “Black75” Cutroneo
Track list:
1 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (english version)
2 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (italian version)
3 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (french version)
4 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (german version)
5 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (orchestral version)
6 – The Magic Of The Wizard’s Dreams (album version)
7 – Autumn Twilight (previously unreleased)
8 – Lo Specchio d’Argento (previously unreleased)