Recensione: The Mansion of Lost Souls
Antonello Giliberto è un chitarrista nato a Siracusa e che vive attualmente a Palazzolo Acreide (SR). Insegnante di musica e collaboratore di una nota rivista dedicata allo strumento a sei corde, è appassionato di fusion (ha conseguito il diploma di terzo livello in chitarra proprio in questa specifica disciplina) e si dice influenzato tanto dai Led Zeppelin quanto da Johan Sebastian Bach, oltre che dallo Yngwie Malmsteen di The Seventh Sign.
Collabora con diverse band siciliane e attualmente si esibisce con la rock band Flowers’ Grandsons, con la quale tiene un centinaio di concerti all’anno in tutto il sud Italia, e collabora pure con il combo Blue Train, con cui suona invece rockabilly sempre nella parte meridionale dello stivale.
Il 2013 ha visto l’axeman siciliano dare alla luce il suo primo CD da solista, dal titolo “The Mansion of Lost Souls”.
Il full-length è un lavoro interamente strumentale, che si muove tra rock virtuosistico e progressive metal, non disdegnando spazzi fusion e decise influenze classiche.
L’album si apre con Equinox, che ha un inizio arpeggiato per poi svilupparsi in una cavalcata epica, classicheggiante e “cinematografica”. Un nuovo arpeggio acustico ci porta verso una conclusione, invece, decisamente rock.
Lotus Effect elargisce influssi world, per poi distendersi in un arrembante ed intricato prog metal, mentre The Mansion Of Lost Souls si rivela ancora come una veloce cavalcata chitarristica.
Il musicista siciliano si concede in Sorrow una pausa più quieta, grazie a basso e chitarra soffusi e delicati ed un’atmosfera malinconica (come il titolo fa presagire), ma con Flight Of The Sleeper torna a pestare duro grazie ad un prog metal peraltro adornato da molti sprazzi melodici.
Dopo il breve frammento acustico di Entr’act, con The Power Of The Whip Giliberto torna a farci ascoltare un prog metal arcigno e veloce con illuminazioni classicheggianti e melodiche.
Da qui fino alla fine The Mansion of Lost Souls fa assaporare all’ascoltatore un continuo alternarsi tra momenti delicati, evocativi ed acustici o elettroacustici (come Dream Of The Dead Tree, Ballade No.3 e la conclusiva Commiato), ad altri maggiormente impetuosi (come l’epico prog metal dal poderoso riffing e dal ritmo arrembante di Rise Of The Titans e quello anthemico ed aggressivo di The Ride).
Con questo suo primo lavoro Antonello Giliberto si dimostra indiscutibilmente un talento promettente, dando vita ad un album vario, ben suonato, interessante al dì la dei rimandi ovvi ai maestri, in cui le abilità strumentali sono impreziosite da gradevoli linee melodiche.
Aspettiamo, dunque, con fiducia gli sviluppi artistici di questo ottimo chitarrista italiano.
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