Recensione: The Mediator Between Head And Hands Must be The Heart
L’apertura è affidata all’ottima “Trauma Of War”, praticamente hardcore ad alto tasso di velocità e aggressività con un azzeccato cantato in voce filtrata. “The Vatican”, aperta da cori gregoriani e da un atmosfera da horror movie, si tramuta presto in un efficace thrash/speed metal song godibile e decisamente azzeccata cui segue la più groovy “Impending Doom”, una delle più tirate e riuscite in scaletta, con Andreas Kisser e Derrick Green sugli scudi. Abbandoniamo la violenza cieca delle prime tre tracce per tuffarci nella più elaborata “Manipulation Tragedy”: ad un incipit sempre a cavallo tra thrash, death e hardcore segue un intermezzo etno/tribale piuttosto ben orchestrato che accompagna il pezzo verso il finale riservato alle chitarra solista.
Il groove torna a farla da padrone sulla panteresca “Tsunami”, altro pezzo più che discreto ove persino Green fa, a tratti, il verso all’Anselmo degli anni migliori. “The Bliss Of Ignorants” è di nuovo hardcore tribaleggiante ma, per la prima volta, con una certa stanchezza che appesantisce un po’ il tutto; per fortuna si risale con l’ottima “Grief”, non troppo distante, per certi versi, da quanto fatto negli ultimi dieci anni da gruppi sicuramente debitori dei Sepultura in termini di ispirazione come i Mastodon e i The Ocean: molto interessante e di grande atmosfera. Di nuovo thrash/groove con la buonissima “The Age Of The Atheist” in attesa del finale, affidato alla caotica (ma non disprezzabile) “Obsessed”, in linea con gli episodi più tirati di “The Mediator…”, e a “Da Lama Ao Chaos”, cover di Chico Science e Nação Zumbi “intonata” da Andreas Kisser e forse più adatta come bonus track data la scarsa attinenza con il resto dei contenuti.
Stefano Burini
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