Recensione: The Metal Opera Pt. II

Di Mauro Gelsomini - 25 Ottobre 2002 - 0:00
The Metal Opera Pt. II
Band: Avantasia
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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70

E anche il secondo (e ultimo?) capitolo di quello che era partito come un side project ha finalmente visto la luce. Il songwriting si è fatto piu’ complesso, anche se l’elemento portante della musica di Sammet e compagni rimane la melodicità e l’immediatezza dei brani. Sinceramente ho sofferto un po’ la mancanza di una hit vera e propria, di cui al contrario era costellato il primo disco (Reach Out For the Light, Avantasia, Farewell…). Ancora una volta si presentano alla corte di Tobias Sammet alcuni tra i più egregi esponenti del power metal di stile teutonico, con delle aggiunte (rispetto al primo disco) di spicco come Bob Catley (Magnum) ed Eric Singer (Kiss). Ritroviamo inoltre Kai Hansen, Henjo Richter, Andrè Matos, Alex Holzwarth, Markus Großkopf, Michael Kiske, David DeFeis, Sharon Den Adel, Timo Tolkki, Ralf Zdiarstek e Oliver Hartmann.

Il ruolo di opener viene affidato a “The Seven Angels”, oltre 14 minuti di quell’hollywood metal tanto caro a Tobias, in cui il rock spettacolare e d’effetto ricorda a tratti il Meat Loaf piu’ catchy (quello di Bat Out Of Hell 2, per intenderci), risultando quasi gospel quanto ad evocatività. Il top si raggiunge nei momenti in cui entra un certo Mr. Ernie, al secolo Michael Kiske, in grado di dare sempre un senso di grande respiro e armonia. Il finale apocalittico è affidato alle diversissime timbriche di Kai Hansen (Gamma Ray) e Andre Matos (Angra).
Il riffing risulta un po’ affaticato e ripetitivo: in “No Return” Sammet cita gli Edguy (confrontate la song con Babylon degli Edguy), tuttavia il disco è spinto piu’ nella direzione del sensazionalismo rispetto al precedente, con soluzioni già sperimentate e più tipicamente pop. Come al solito grandissima la cura per gli arrangiamenti, soprattutto per quanto riguarda le parti corali, da sempre pallino dei Tobias. Meno notevole la caratterizzazione dei personaggi: sembra che Tobias abbia preferito assumere il ruolo principale anche a livello di presenza; sono infatti ridotte le apparizioni dei numerosi guest, anche a vantaggio della maggiore quantità di cori.
Un po’ isolata dal contesto, forse a scopo celebrativo, è “In Quest For”, interpretata in modo sublime da Bob Catley (Magnum) mai a disagio nel compito di reggere sulle proprie spalle l’intero pezzo, supportato quasi solo dai tasti d’avorio. Rocciosa The Final Sacrifice, con un sammet molto aggressivo a duettare con Devid Defeis, dotata di un chorus che potrebbe richiamare alla mente i Grave Digger di “Knights Of The Cross. Di grande impatto. Carente dal punto di vista del riffing risulta Neverland, in cui l’imponente e accattivante ritornello non è sufficientemente sorretto da chitarre banali e approssimative.
L’helloweeniana “Chalice Of Agony” ricalca le orme gettate da “Avantasia”, ma il pezzo più bello è risultato a mio avviso “Memory”, granitica, potente e con un grandioso Ralf Zdiarstek. “Into The Unknown” vede la delicata voce di Sharon Den Adel (Within Temptation) ricamare una sofisticata intro per la ballatona finale.

Globalmente il nuovo capitolo della saga, sebbene sia stato scritto contemporaneamente al primo, mi sembra piu’ simile allo stile Edguy che allo stile Avantasia (se di stile si può già parlare). Si perde un po’ quel senso di continuità e di concept difficilmente recuperabile dal suo predecessore. D’altronde è stata una scelta obbligata quella di far uscire il seguito di Avantasia piuttosto che un nuovo disco degli Edguy, visti i dati di vendita di “Mandrake”. Ma rimane il fatto che il compositore si chiama in entrambi i casi Tobias Sammet, e sebbene sia indiscutibile la sua capacità nel creare melodie di un certo tipo e nel curare in maniera sopraffina orchestrazioni e liriche, anche lui risulta un po’ stantio, alla lunga, per quanto riguarda freschezza e novità.

Tracklist:

1 The seven angels
2 No return
3 The looking glass
4 In quest for
5 The final sacrifice
6 Neverland
7 Anywhere
8 Chalice of agony
9 Memory
10 Into the unknown

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