Recensione: The Mission
Mi sto irrimediabilmente perdendo nei meandri del pomp Metal (non vi preoccupate, il genere l’ho inventato io sul momento!), distaccandomi in maniera preoccupante da tutto ciò che è becero e kitch (speriamo che non venga il turno degli amati Manowar e Virgin Steele, ultimi indiscutibili baluardi di un genere che mi ha riservato più delusioni che belle sorprese).
Stavolta sono qui per tessere le lodi dei Royal Hunt e del loro “The Mission”, un disco impregnato talmente di stereotipi ottantiani che potrebbero addirittura risultare fastidiosi. Ma il punto è sempre lo stesso: c’è chi lo fa con gusto e classe e chi tanto per provare a vendere due copie. E in effetti neanche dovresi stare a specificare che la band danese ha un gusto e una classe sopraffina che esulano dall’appartenere all’ormai bistrattato mondo dell’ Heavy Metal.
Il concept di The Mission ricorda un po’ quello dell’ultimo lavoro degli Ayreon, e in effetti non si possono non notare corrispondenze anche dal punto di vista compositivo e degli arrangiamenti, pur non sfociando mai nel puro progressive. Piuttosto direi che l’inclinazione è decisamente hard rock anni ’80, quando non dichiaratamente e meravigliosamente pomp aor, genere nel quale le melodie dei ritornelli e i cori amano spesso e volentieri aggrapparsi per far assaporare un senso di musicalità e bellezza melodica sempre pià raro al giorno d’oggi. Quindi per farla breve l’artefice di queste scelte, Andre Andersen va immortalato non foss’altro per aver sfornato un disco bello non avrei altri aggettivi… Talmente bello che passano in secondo piano i suoi virtuosismi tastierici, mai isolati e inseriti alla perfezione nel sillogismo musicale che proprio grazie ad essi non trova soluzione di continuità (ed in effetti non si sente un secondo di silenzio in tutto il disco!). Il resto del lavoro lo fanno il grande John West, impegnato in una marea di progetti secondari, ma mai per questo poco ispirato, e, anzi, in forma più che smagliante.
Per concludere sono stra-felice di questa uscita. Probabilmente qualcuno non partecipa alla gara del “devo innovare per forza” e si preoccupa un po’ (ma solo un po’) dell’estetica, se di estetica si può parlare, della sua composizione, riportando ai fasti ciò che forse al metal è appartenuto solo di striscio e in pochissimi sporadici (e sottovalutati) esempi: la classe.
Tracklist:
1. Take Off – 1:04
2. The Mission – 5:50
3. Exit Gravity – 1:05
4. Surrender – 5:30
5. Clean Sweep – 1:57
6. Judgement Day – 6:28
7. Metamorphosis – 1:25
8. World Wide War – 6:26
9. Dreamline – 2:07
10. Out of Reach – 5:26
11. Fourth Dimensio – 2:34
12. Days of No Trust – 4:55
13. Total Recall – 6:59
