Recensione: The Negationist
Secondo full-length in carriera per gli Æolian, “The Negationist”. Un paniere apparentemente povero poiché, dalla loro nascita, avvenuta nel 2016, la produzione discografica si è limitata ai due soli lavori di lunga durata. Scarna ma, che, forse, è anche indicativa di una serietà e coerenza verso se stessi insita nel non voler affollare il proprio carniere con demo, singoli, EP, ecc.
Subito al sodo, dunque.
Sodo come il neonato album, che regala agli orecchi degli appassionati ben cinquantun minuti di musica piena, potente, dirompente. Sì, perché “The Negationist” mostra un aspetto esteriore granitico al tatto, giacché in esso non vi sono né cali di tensioni né, soprattutto, canzoni buttate lì in mezzo per fare massa.
Æolian. Ma che genere fanno? In teoria melodic death metal. Il che è una definizione che gli iberici non possono accettare in toto, visto che la loro proposta contiene, certamente, il suddetto (sotto)genere, ma anche delle buone dosi di black e folk metal. Le quali non emergono in modo tale da risultare predominanti, ma che tuttavia abbelliscono ulteriormente le trame di un death metal altrimenti monotono anzi scontato. Così non è, invece, dato che la commistioni fra queste tipologie musicali contribuisce a dipingere scenari di più ampio respiro.
L’essere spagnoli aiuta senz’altro questo processo diversificativo, ben sapendo che trattasi non a caso di un Paese dalla Storia piena zeppa di avvenimenti importanti e di tradizioni antichissime. Avere la base a Palma di Maiorca, ancora, induce a mantenere un mood allegro e gioviale; per intendersi opposto a quello delle grandi formazioni del Nord Europa. Per questo, almeno a parere dello scriba, le undici canzoni che compongono il platter sono ricche di musicalità e armonia ma soprattutto di innumerevoli ritornelli che, a poco a poco, s’infilano con trapanante gioia nello spazio esistente fra il cervello e la scatola cranica. Per farla semplice, insomma, “The Negationist” sa di mare, di sabbia, di sole.
Come spesso accade negli act aventi forma-rock, la voce assume un carattere peculiare, tale da connotare in maniera decisa lo stile degli act medesimi. Nel caso in ispecie, Daniel Pérez pilota i Nostri con fermezza e chiarezza d’intenti, cercando di trovare una propria strada sulla quale far correre la sua ugola. E ci riesce con un tono che si avvicina allo screaming senza toccarlo, stando invece a distanza da growling, harsh vocals e… compagnia cantando (per esempio, notevoli gli acuti à la Rob Halford di ‘Blackout’).
Altrettanto buona la coesione fra gli altri membri del gruppo, i quali lavorano per davvero in squadra. Non emerge una singola, forte personalità ma un amalgama musicale ricchissimo di cose da ascoltare, abbellite da linee di violino che, anch’esse, contribuiscono a dare al sound quello spirito piratesco fatto di cori e litri di rum bevuti a garganella. Questo non sminuisce affatto la qualità tecnico/artistico dei singoli interpreti, anzi dal piglio totalmente professionale. Con particolare riguardo al batterista Alberto Barrientos, davvero bravo a snocciolare una moltitudine di ritmi compresa la perfetta gestione delle numerose sfuriate di micidiali blast-beats (‘Animals Burned’, ‘Bleeding Garbage’).
Proprio ‘Animals Burned’ appare l’episodio più centrato dell’LP, rilevato che in esso si trovano un po’ tutti segni particolari sopra menzionati per una fast-song scoppiettante, ricca di cambi di tempo dall’hyper-speed sino ad arrivare alle rarefatte battute dell’arpeggio di chitarra. Con Pérez che, una volta tanto, traccia alcuni brevissimi spezzoni vocali in growling. Cori maestosi impreziosiscono l’incedere possente della traccia, rendendola completa a 360° gradi. Anche gli altri brani – seppure armonicamente inferiori a quello appena citato – sono piacevoli da gustare, nella loro opulenza di orpelli di chitarra, riff a cascata e azzeccati chorus che si susseguono l’uno dietro l’altro.
Onore agli Æolian, per chiudere, in quanto capaci di trovare musicalità desuete tali da rendere il loro stile davvero brillante. “The Negationist” non sarà certo un capolavoro ma scorre via limpido e pulito come l’acqua di fonte.
Il che non è poco.
Daniele “dani66” D’Adamo