Recensione: The Neon God: part 1 – The Rise

Di Mauro Gelsomini - 9 Maggio 2004 - 0:00
The Neon God: part 1 – The Rise
Band: W.A.S.P.
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Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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82

Non ha certo bisogno di presentazioni la band più sfrontata e spettacolare del panorama glam/metal di sempre. Prima band di culto, oggi indiscutibilmente una stella nel firmamento rock. Si tratta di una delle pochissime band che dal vivo si possono ammirare in tutta la potenza e la carica di cui si nutre il genere. La maturazione degli WASP a livello compositivo ha subito una decisa flessione con quel capolavoro che è “The Crimson Idol”, concept sensazionale del 1992, mentore di una crescita dal punto di vista lirico che innalza i nostri dalle polemiche che ne avevano fatto grande il nome, a partire proprio dall’acronimo.

Secondo la formula già depositata con successo, dunque, è un quesito esistenzialista quello che ha spinto Blackie Lawless alla composizione di “The Neon God”, concept ambizioso e di dimensioni magnifiche, di cui vi propongo la prima delle due parti.
Negli ultimi 12 anni Lawless ha lavorato a questo progetto nei ritagli di tempo, accumulando in esso considerazioni in cui vi ritroverete un po’ tutti. La storia narra di Jesse, personaggio dall’infanzia tutt’altro che facile, che inizia ben presto a porsi domande del tipo “perché sono qui?”. La trama potrebbe dare adito a superficialismi fin troppo facili, ma con intelligenza Blackie innesta da subito l’aspetto fantastico, ovvero dona al protagonista il potere di plasmare le menti degli altri, per colpa del quale il ragazzo viene rinnegato dai genitori e costretto a passare l’adolescenza in un orfanotrofio.

Come ogni Rock Opera che si rispetti gli strumenti sono al servizio dei brani, e riescono abbastanza bene a rendere le sensazioni di ansia, ribellione e disperazione di questa prima parte della storia. Eccettuate le tracce di raccordo, utili a rendere l’album senza soluzioni di continuità, i brani veri e propri sono in pieno stile W.A.S.P., già avvezzi alle tematiche qui narrate, e quindi saprete cosa aspettarvi da pezzi rabbiosi come “Why Am Here” (il cui titolo è esemplare) o esplosivi come “X.T.C. Riders” (il mio preferito), “Sister Sadie” o “The Running” (in cui si narra della conquista della libertà di Jesse al raggiungimento della maggiore età). Non mancano, come detto, gli episodi struggenti come “Me & The Devil” o la bellissima “The Raging Storm”, pezzo conclusivo, in cui Blackie può dare prova di forza col suo grido terrificante e suadente al contempo. Inutile dire che a dare personalità al classico W.A.S.P. sound, fatto di riff hard rock, il drumming forsennato e le armonizzazioni vocali di terza, è proprio la timbrica e lo stile di Lawless, colonna portante sotto tutti i punti di vista.

Mi sembra chiaro che si potrà avere una visione completa solo quest’estate, quando assaporeremo la storia nel suo complesso in occasione dell’uscita della seconda parte, ma le premesse, e forse qualcosa di più, ci sono tutte e fanno sperare per un altro capolavoro firmato W.A.S.P..

Tracklist:

01. Overture
02. Why Am I Here
03. Wishing Well
04. Sister Sadie (And the Black Habits)
05. (Why Am) I Nothing
06. Underature
07. Asylum #9
08. Red Room of the Rising Sun
09. What I’ll Never Find
10. Someone To Love Me
11. X.T.C. Riders
12. Me and the Devil
13. Running Man
14. The Raging Storm

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