Recensione: The New Era
Heavy Demons dei Death SS, uscito nel 1991, è considerato da buona parte della critica ma soprattutto dai metalhead come uno dei migliori album partoriti dall’heavy metal italiano. Un disco ove funziona un po’ tutto, a partire dalla scaletta, che snocciola un brano dopo l’altro in maniera fluida ma nello stesso tempo dirompente, come se vi fosse un invisibile fil rouge a collegare fra di loro le canzoni. Inutile sottolineare che anche le numerose falangi degli ultras collegate al gruppo di Steve Sylvester ritengano Heavy Demons fra i picchi della band in tutti questi anni di milizia, senza dubbio un lavoro se non da primo posto assoluto sicuramente da podio.
A creare quel magico magma di horror rock, melodia e heavy metal tout court punteggiato da spruzzate di hard rock di classe furono il leader stesso della band, ossia il cantante Steve Sylvester, l’accoppiata di asce formata da Al Priest e Steve “Jason” Minelli, Andy Barrington al basso e Ross Lukather alla batteria. Una fra le line-up più amate a apprezzate nella storia dei Death SS, micidiale per carica e tiro anche in sede live.
Orbene, oggi, nell’anno Domini 2023, tre di quegli allora loschi figuri si riuniscono sotto lo stesso moniker e confezionano sotto l’egida della label tedesca Pure Steel Records un Cd nuovo di zecca, intitolato The New Era, accompagnato da un libretto di sedici pagine con tutti i testi dei vari brani, una foto della band nelle due centrali e le note tecniche di rito in quella finale. Copertina a cura di Raven Borsi.
Screamin’ Demons è il nome del gruppo (qui intervista), che prende forma intorno al 2021 intorno ai sopraccitati Andrea “Andy Barrington“ Bariselli (basso), Alberto “Al Priest” Prestini (chitarra), Rossano “Ross Lukather” Lucarini (batteria) ai quali si uniscono il cantante Alessio Spini (già nei Thunder Rising) e Luca Ballabio dei Mortado di Gianluca “GL” Perotti, ex Extrema, alla seconda chitarra.
The New Era è un album vecchia maniera a livello di concezione: poco più di 46 minuti di musica declinati lungo dieci canzoni. La durata ideale di un disco di heavy metal, come la storia insegna. Il quantitativo di note che un tempo ci stava giusto giusto su di un lato di una musicassetta C90.
Gli Screamin’ Demons puntano molto sul groove delle chitarre ma senza per questo abbandonare il solco della grande lezione dell’Acciaio tradizionale, che contribuirono a incidere sia con i Death SS come scritto a inizio recensione che con le altre varie band di appartenenza. Dotato di una produzione di alto livello grazie al lavoro svolto presso i Magnitude Studios da parte di Teo Magni, che valorizza appieno tutti gli strumenti e restituisce una botta alle casse mica da ridere, The New Era assesta mazzate quali “Green Fly”, “Insomnia” e “Sacrifice”, figlie degeneri di un’ideale fusione fra i Judas Priest con Tim “Ripper” Owens e i successivi dopo il rientro di Rob Halford dietro al microfono. Alessio Spini è frontman di razza sullo stile della vecchia scuola e lo dimostra in svariate occasioni, ma è l’amalgama che funziona, negli Screamin’, cosa peraltro abbastanza prevedibile scorrendo i curriculum dei vari componenti. Non mancano momenti più dark sempre costruiti su trame robuste (“Dark Side”, “Night Song”), interessanti le soluzioni melodiche innestate dentro la terremotante “Declaration Of Hate” ma l’highlight del disco risulta essere “Enlight”, un pezzo che si erge su tutto il resto, evocativo e cupo quanto basta che manderà in sollucchero tutti gli estimatori dei Death SS, soprattutto quelli amanti della seconda fase del gruppo, meno legata all’urgenza dell’heavy metal ma volta a soluzioni dal respiro più arioso.
WHellcome back, Demons!
Stefano “Steven Rich” Ricetti