Recensione: The New Hell
Avevo una qual certa aspettativa per ‘The New Hell’, nuovo album dei National Napalm Syndicate (NNS), disponibile dal 22 aprile 2022, tramite Iron Shield Records.
Appartenenti alla prima ondata Thrash che si è infranta sulla Finlandia a metà degli anni ’80, avevano debuttato con un album, dal titolo omonimo, nel 1986, sufficientemente diabolico e cattivo per farli emergere e notare.
Poi … la crisi dei maledetti anni ’90, una stabilità della band pari a meno di zero … le solite cose che diciamo sempre insomma … hanno portato gli NNS allo scioglimento, fino al 2003 quando una formazione, quasi totalmente rinnovata, si è ripresentata sulla scena con un promo esplorativo.
Da lì, la band ha proseguito, nonostante vari avvicendamenti, con una produzione discografica di altri quattro Full-Length (compreso ‘The New Hell’) e di un EP, grosso modo regolarmente distanziati negli anni.
Il nuovo album vede l’ingresso del cantante Vesa ‘Epe’ Mänty, mentre a dare un senso al mantenimento del monicker rimane solo il chitarrista Jukka Kyrö, presente fin dagli inizi.
L’album è formato da undici tracce, più intro e outro, della durata complessiva di circa 52 minuti ed esprime, sostanzialmente, un Thrash tradizionale, veloce ed aggressivo, frammentato da momenti un po’ più classici. Assolutamente suonato con grande maestria, con un sacco di bei riff, melodie ed assoli, però piuttosto ordinario e canonico, della serie ‘vuoi vincere facile’ insomma, con poche uscite dagli schemi che però tendono più a stemperare che non ad imprimere forza (come l’ansiogena ‘Monster’, alla quale manca un po’ di nerbo, o la conclusiva ‘Venomous Encounters’, dai tratti leggeri e commerciali).
Per carità, non mancano di certo le belle canzoni, ma sarà a causa della sensazione del ‘già sentito’ o del modo di cantare un po’ tutto alla stessa maniera di ‘Epe’, alla fine, per quanto irruente e con tante idee, il disco non riesce pienamente a trasmettere quell’essenziale energia malvagia, furibonda ed insana che ti fa sentire incazzato senza sapere il perché.
In poche parole, questo ‘nuovo inferno’ è ora un po’ più freddo … la crisi è arrivata anche lì, forse che il vecchio Satanasso ha problemi anche lui con l’acquisto del gas?
A parte gli scherzi, la band conosce il suo mestiere, come ci dimostrano, ad esempio, l’anthemica ‘We Are in Hell’, l’epica ‘Depression’, ‘Poison Crow’ e ‘Werewolf’, ma ci sono anche pezzi che non riescono proprio ad entusiasmare, come ‘God Plutonioum’, ‘Supercharged’ e le già citate ‘Monster’ e ‘Venomous Encounters’, nonostante la cura con cui vengono eseguite.
Alla fine mi aspettavo qualcosa di più da questa band storica di cui tre quinti, nonostante i vari cambi, suonano assieme da almeno diciotto anni.
Pazienza, ‘The New Hell’ non eccelle, ma non è neanche mediocre per cui, nonostante tutto, vale la pena ascoltarlo. Aspettiamo il prossimo.