Recensione: The New Truth
Cross Country Driver, gruppo nuovo di zecca in casa Frontiers, scaturisce dalla combinazione di due poliedriche eccellenze musicali: James Harper, interprete, compositore e sideman per artisti della portata di Bob Dylan e Next Town Down e il cantautore, polistrumentista e produttore Rob Lamothe, noto al grande pubblico per aver condiviso il palco con Guns N’Roses e Toronto Symphony Orchestra, ma anche per la militanza nei Riverdogs – band storica e seminale che ha dato i natali ad un altro chitarrista solista, Vivian Campbell (Def Leppard, Last in Line), qui presente nella traccia “Risen”.
L’album si contraddistingue per la presenza di 13 canzoni camaleontiche, frutto di sostanziose featuring con artisti di spicco del panorama musicale contemporaneo, partendo dalla super bassista Rhonda Smith (Prince, Jeff Beck), passando a Jimmy Wallace, pianista e co-fondatore dei 18 South che apporta un grande contributo essendo pressochè onnipresente in tutte le tracce ad eccezione di “I Won’t Look Back”, “Rio Tulerosa” e “Risen”. E poi Mike Mangini batterista dei Dream Theater che si sostituisce, per il tempo di tre tracce, a Zander Lamothe (già visto nei Logan Staats Band), Greg Chaisson bassista nei Badlands, band che in formazione aveva come batterista niente poco di meno che Eric Singer dei Kiss e alla chitarra solista Jake E. Lee (Ozzy Osbourne). Arrivando infine a Doug Pinnick (King’s X), KFigg (Extreme), Carl Ayotte, Mark Hill, Chad Chromwell, Justine Fischer.
Insomma The New Truth è un melting-pot di esperienze musicali differenti sintetizzate in un unico corposissimo album, una “verità” che parla con la potenza espressiva di un nuovo vangelo dallo svolgimento tuttavia incredibilmente fluido e sinuoso, un piacevole e succulento frutto del mixing coerente di Nick Brophy che ha l’arduo compito di includere una combinazione di elementi stilistici di tipo variegato.
Parliamo principalmente di un rock’n’roll originario anni ’50 – ’60, unito a facili sonorità country e blues che sfocia in definitiva all’ interno di un ottimo roots rock con venature folkeggianti alla Creedence Clearwater Revival, che si scaldano talora di un southern (Real Love, per citarne una) o di un soulful (Risen) più vicino alla R&B – una variante molto ritmata di blues – a seconda delle evenienze.
Ricco di armonie lussureggianti che si susseguono come un fiume in piena creativa, The New Truth regala una gratificante ed edificante esperienza d’ascolto, in ogni traccia diversa da sé stessa e sempre fresca.
Ricche le armonie, con la limpida voce di Lamothe che riesce ad abbracciare la musica, addolcendola melodicamente anche nei momenti più vulcanici: A Man with no direction, con la sua ritmica prorompente e il “molleggiato” riff di chitarra, la più hard Shine con le sue chitarre fuori controllo o la nevrotica Rio Tulerosa, per poi passare a momenti più raccolti, tenuti in chiusura con una romanticheggiante My Goodness: una ballata da ascoltare raccolti attorno ad un falò, sulla spiaggia. Viene voglia di mettersi un maglioncino attorno alle spalle e stringersi vicino al proprio partner, per tenersi calduccio a vicenda, mentre ci si gode l’immobile grandiosità del cielo stellato.
Un album che difficilmente annoia, adatto ad un pubblico esigente, che apprezza le sfumature ambrate di un blues d’altri tempi.