Recensione: The Night Creeper
Il cielo è dipinto dal sangue dei morti, la luna si scioglie sul crine del monte, le menti controllate si allineano obbedienti in un funebre corteo che scandisce il tempo ad ogni passo, sudici bar alimentano vizi mai sopiti, mischiando il sudore all’alcol, night club dalle scritte un tempo scintillanti inondano le vie raccontando il loro perverso squallore. Nelle case il tanfo di morte imminente sopisce i sensi assuefatti, droga e omicidi impuniti sullo sfondo maligno di un’ennesima notte passata nel ventre di questo dolente luogo, dove a darci il benvenuto è un cartello ormai logoro, che barcolla nel vento gelido come uno dei tanti bastardi ubriachi che vede penosamente passare ogni notte dinanzi a lui, le cui scritte sono un monito che recitano laconiche a coloro che capitano – per caso o per volontà – in questo luogo dimenticato da Dio, ciò a cui stanno per andare incontro: “Drop Acid Coven – weif’s home for the criminally insane”. Nel buio una figura accompagnerà questo viaggio, spiando ogni sordida mossa.
Benvenuti all’inferno sulla Terra, benvenuti nella dimora degli Uncle Acid & the Deadbeats.
Il nuovo lavoro degli inglesi era di sicuro uno degli album più attesi di quest’anno, capaci – soprattutto con il precedente lavoro Mind Control – di ergersi in modo repentino come una delle band di punta dell’intero movimento psych doom.
Come dicevo, bissare Mind Control non era affatto facile – e come per il precedente disco – non è stato facile nemmeno ora capire in breve tempo tutte le sue sfumature, tante, tantissime, dissipate in ogni nota, in ogni angolo, in ogni buco, per quanto sudicio.
Ma gli Uncle Acid ci piacciono anche per questo motivo, ed è per la medesima ragione che vi sconsiglio caldamente di non approcciarvi in modo approssimativo a quest’album, se vorrete comprenderne ogni riga dovrete “leggerlo” con molta attenzione e ripetute volte, solo così potrà mostrarsi a voi senza remore, entrarvi dentro e come un seme impazzito sarà in grado di dissipare nella vostra mente la follia necessaria per essere compreso, solo allora vi striscerà dentro e subdolamente infetterà ogni vostra resistenza.
Tutto in quest’album sfiora la perfezione, dall’orgia sonora dell’iniziale Waiting for Blood, al riff intimidatorio di Murder Nights, semplice quanto efficace, passando per la funebre Downtown, la squallida Pusher, la fredda titletrack e il capolavoro, nonché secondo singolo estratto, Melody Lane. Ogni ingranaggio è perfettamente oleato, dai ritornelli pregni di malvagità, immediati e vincenti, alla voce ipnotica di Kevin Ryan, sino ad arrivare alle trame sonore, che partendo da netti strappi acid, si propongono come una sorta di versione più accessibile – ma non per questo meno pericolosa – degli Electric Wizard, un contesto in cui si adagiano alla perfezione le atmosfere sabbattiane di cui i nostri si vestono per descrivere i loro incubi e dove il magma generato si traduce in enormi vagiti figli di un caos psichedelico.
The Night Creeper è un album che ti entra dentro, che ti avvolge dolcemente per arrivare indisturbato attorno alla tua gola e cospargere, prima di averti strangolato, il suo seme infetto.
Ci sono giorni che nascono più bui di quegli incubi che li hanno generati, ci sono notti morenti che gridano vendetta, ci sono creature che si nascondo in quel buio dove la realtà si tinge di sangue, dove le tempeste hanno il sapore della carne che si stacca dal corpo, hanno il sapore della decadenza. Quest’album è un viaggio allucinato nella terra dei peccati e delle sue creature più tetre, un album perfetto nella sua meretrice voglia di morte. Senza ombra di dubbio – ad oggi – disco doom dell’anno!!!!!!